1910: Alessandro Oppi fotografa il lago di Garda

Mostra

MAG
Progetto Museo Alto Garda

Luoghi immersi in una dimensione senza tempo che pare presagire lo sconvolgimento della guerra. È l’estate gardesana di 101 anni or sono: fissata, fermata, incorniciata negli otto album di scatti con cui il giovane ragioniere bolognese Alessandro Oppi partecipa al concorso «Illustrazione di una determinata regione, itinerario o corso di fiume», indetto dal circolo fotografico della sua città. 202 fotografie (negli anni scorsi sottoposte ad un delicato restauro) che il MAG – Museo Alto Garda espone nella Rocca di Riva del Garda, affiancando alla mostra un accurato catalogo a cura di Alberto Prandi. Dal 5 al 15 agosto del 1910 un viaggio lungo l’intera costa del Garda e uno sguardo attento e lieve sul grande specchio d’acqua, su cedraie e ville, su barche cariche di legname e di turisti, su bambini che scherzano con il lago e carrozze che traballano lungo i sentieri che lo costeggiano, su donne chine a curare il refe che s’imbianca e cappellini di signore disegnati nella linea dell’orizzonte. Racconta la cronaca dell’epoca che quelle immagini «furono sottoposte alla ammirazione dei soci in eleganti quadri, e la giuria, composta del prof. Mario Bagnini e del prof. Faccioli, pittori, e del sig. Trevisani, fotografo, assegnò all’Oppi il primo premio di lire 100 e la medaglia d’oro». La mostra inaugura giovedì 7 luglio alle 20.45 e prosegue fino al 30 ottobre nelle sale al pian terreno della Rocca.

Il concorso è bandito dal Circolo Fotografico Bolognese nella tarda primavera: Alessandro Oppi, deciso a partecipare, ha a disposizione poco più d’un mese e mezzo per scegliere il territorio da documentare, organizzare il viaggio, i trasferimenti e pianificare la campagna di ripresa fotografica. Il bando prescrive l’àmbito d’indagine e i temi da affrontare ma lascia assoluta libertà circa la scelta del soggetto: che cade sul lago di Garda, territorio suggestivo e dolorosamente mutilo a settentrione, che alla fine del primo decennio del ventesimo secolo s’accinge a diventare simbolo del nascente nazionalismo italiano. Nei giorni in cui Alessandro Oppi con la sua Zeiss Minimum-Palmos scruta gli scorci gardesani, infatti, Enrico Corradini, Vincenzo Piccardi, Gualtiero Castellini e Luigi Federzoni con lo pseudonimo di Giulio De Frenzi pubblicano la circolare di convocazione del congresso di Firenze, che nel dicembre di quell’anno approva la nascita dell’associazione nazionalista Italiana. «E ci son Garda per tutt’Italia – dice Corradini nel discorso d’inaugurazione dell’associazione – dove l’italianità è sopraffatta dagli stranieri non sappiamo se più nel suo interesse o nella sua dignità»: parole che sanciscono l’elezione del lago di Garda e della sua condizione geopolitica a simbolo dell’interpretazione nazionalista delle diseguaglianze sociali ed economiche italiane.

Ad accoglierlo sul lago il giovane fotografo trova un fortunale: «Ammirai estatico lo spettacolo – annota – che mi presentava il lago in burrasca: triste ed affascinante ad un tempo», e aggiunge presto che «il rapido passaggio al bel tempo mi permise di iniziare con lena il mio lavoro». Con sé ha 216 lastre Agfa Isolar 6 1/2 x 9, e tante sono le riprese effettuate con l’apparecchio, uno Zeiss Minimum-Palmos con obiettivo Tessar e focale di 112 mm. Un’attrezzatura ideale: moderna e razionale, compatta e agevole da trasportare.

La narrazione del viaggio fotografico inizia a Desenzano: dal pontile il fotografo restituisce la vista di chi, appena sbarcato, s’orienta e s’imbatte nella facciata dell’Hotel Royal Mayer. Poi il racconto si snoda sistematico, le immagini sono proposte in otto album, montate in una sequenza che ripercorre il «periplo» del lago. Nelle 202 immagini la curiosità e l’attenzione del fotografo che si modula sul soggetto, ne riflette l’incontro e lo sguardo; talvolta sorpreso e sconcertato, ad esempio quando scopre arroccato Tremosine, «paesello sui monti», ed infine, alla conclusione del racconto, manifestamente nostalgico nelle due riprese delle scogliere di Sirmione che segnano il distacco con il lago e chiudono l’ottavo ed ultimo album.

Alessandro Oppi, esposte tutte le 216 lastre, torna «desideroso di vederne il risultato» (come scrive) e si mette al lavoro con lo «Sviluppo Concentrato al Metolo = Idrochinone Agfa». La postproduzione non è meno impegnativa del viaggio fotografico, nel corso del quale, rivela nella relazione finale, la regione del Garda, dal punto di vista della graduazione della ripresa, crea non pochi problemi, esposta com’è «a tanta profusione di luce da rendere spesso arduo l’intento prefissomi». Alessandro Oppi ha l’autunno intero a disposizione: il termine per la presentazione è stabilito dal bando nel 20 dicembre 1910, la tradizionale esposizione sarà a Bologna dal 25 dicembre al 6 gennaio. Per rafforzare la coerenza documentaria del progetto e il valore testimoniale della scelta del lago di Garda, Alessandro Oppi non si limita alle prescrizioni del bando, ovvero la presentazione di una selezione d’immagini stampate, montate e incorniciate per l’esposizione, a cui deve essere associata una raccolta di almeno cinquanta negativi fotografici accompagnati dall’elenco dei soggetti, ma come spiega nei fogli dattiloscritti che accompagna alle fotografie, «a miglior corredo di questa mia raccolta, ho creduto bene aggiungere alle negative n° 8 album contenenti le rispettive positive nel formato 13 x 18.» Sono gli album giunti a noi, che presentano l’intera selezione di immagini proposte in una sorta di racconto analitico del proprio viaggio fotografico e che rendono possibile, oggi, questo sguardo gardesano di 101 anni fa.


organizzazione: MAG Progetto Museo Alto Garda