20th century Russian Art yesterday/today Avantgarde
La mostra vuole essere la prima ampia retrospettiva in Italia su una delle esperienze artistiche più importanti del '900. Vengono, infatti, esposte duecento opere, provenienti dai Musei russi ed in particolare dal Museo Russo di Stato di San Pietroburgo.
L'iniziativa, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è organizzata dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta nell'ambito della sua programmazione culturale e artistica.
L'esposizione, a cura del vice direttore del Museo Russo di Stato di San Pietroburgo Evgenia Petrova e del critico Alberto Fiz, consente di verificare i diversi aspetti di un movimento che, al contrario del Futurismo italiano, non è stato sufficientemente indagato - in Russia la prima mostra specifica dedicata a quest'esperienza è del 1999 - pur avendo svolto un ruolo determinante nell'ambito delle avanguardie europee. Il Futurismo in Russia è iniziato ufficialmente con la letteratura e, in particolare, con il poema di Velimir Chlebnikov "Incantesimo con il riso" scritto tra il 1908 e il 1909, un'opera fortemente provocatoria caratterizzata da forme poetiche non tradizionali. Il primo Manifesto programmatico, tuttavia, va considerato "Schiaffo al gusto corrente" che venne pubblicato a Mosca nel dicembre 1912. Fu un documento dal tono provocatorio e iconoclasta in cui si esprimeva il desiderio di un radicale rinnovamento. "L'Accademia e Pukin sono più incomprensibili dei geroglifici" era scritto. E ancora: "Gettare Pukin, Dostoevskij, Tolstoij ecc.ecc. dal Vapore Modernità". Il primo a utilizzare il termine "futurista" fu, il 24 febbraio 1913, il poeta Vladimir Majakovskij in occasione di un dibattito sull'arte contemporanea, ma ben maggiore popolarità ha avuto il neologismo slavo budetljany, ovvero "uomini dell'avvenire" introdotto dal poeta Velimir Chlebnikov. "Il futurismo non è una scuola, è un nuovo atteggiamento", ha scritto David Burljuk, l'artista che compare nel 1911 tra i fondatori del Gruppo di Gileja da cui prende ufficialmente le mosse il Futurismo russo, un'esperienza che proseguì, con risultati alterni, sino al 1930, l'anno in cui morì Majakovskij e la spinta innovativa era ormai terminata.
Nei mille metri quadrati del Museo sono esposti dipinti, sculture, disegni, libri e incisioni dei maggiori interpreti del movimento russo tra cui Kazimir Malevič, Natalija Gončarova, Mikhail Larionov, David Burljuk, Ol'ga Rozanova, Vladimir Baranov-Rossine, Aleksandra Ekster, Ljubov' Popova e Pavel Filonov.
"La mostra vuole rappresentare un coro di voci - sottolinea Alberto Fiz - da cui emerge la complessità di un movimento dotato di una precisa identità, in grado di superare la nozione tradizionale di stile per proiettarsi in una nuova dimensione della ricerca che avrà ampie ripercussione per tutto l'arco del '900".
L'esperienza russa si differenzia sia da quella italiana sia da quella francese per il tentativo di fondere la tradizione nazionale con i fermenti innovativi.
Il percorso, allestito sui due piani del Museo, è aperto da Il Cavallo-fulmine del 1907, un'opera di David Burljuk, fondatore del movimento, in cui si attua una sintesi tra la componente dinamica e quella naturalistica e mitologica anticipando alcuni aspetti caratteristici del futurismo, per giungere sino a Composizione con violino, un dipinto d'impronta cubofuturista realizzato nel 1929 da Jurij Vasnecov, seguace di Malevič.
"I Futuristi russi si autodefinivano budetljany, gente del futuro - spiega Evgenia Petrova - e propugnavano lo scardinamento della vecchia arte "mangiata dalle tarme". A differenza dei Futuristi italiani, che si facevano paladini di un nuovo mondo basato sulla tecnologia, i Futuristi russi consideravano l'uomo nuovo come parte costitutiva della terra e della natura".
All'interno di questo contesto, si possono ammirare capolavori come Il Ciclista (1913) di Natalija Gončarova, considerato un vero e proprio archetipo del Futurismo russo per la capacità di conciliare il massimo del realismo con la percezione del rumore e del movimento. Il ciclista passa velocemente per la via, lungo le vetrine dei negozi senza prestare attenzione alla vita borghese; egli è diretto da qualche parte, verso un altro luogo, verso il futuro. Sempre della Gončarova viene esposto, per la prima volta in Italia, Natura morta con prosciutto (1912), un'opera fortemente simbolica in cui la carne va intesa nella sua duplice natura materiale e spirituale. Sono inediti in Italia anche Ristorante (1915) di Nadeda Udal'cova dove l'elemento caotico dell'esistenza viene trasferito nello spazio del ristorante osservato dall'esterno all'interno di una composizione dove appare evidente la lezione di Pablo Picasso, così come Ritratto di filosofo (1915), una delle più significative opere cubofuturiste di Ljubov' Popova contraddistinta dalla scomposizione delle forme che si concilia con l'elemento dinamico. In quest'opera i piani sovrapposti del corpo, della testa e degli oggetti non consentono di distinguere tra l'uomo, la cosa e l'aria. "M'interessa la riflessione sulla presenza o, piuttosto, sull'assenza la quale non può che condurre alla non-oggettività", scriveva proprio quell'anno la Popova al suo ritorno dall'Italia.
Tra i capolavori in mostra va segnalato l'Aviatore di Kazimir Malevič in cui l'artista utilizza la pittura come mezzo per giungere ad un'espressione creativa libera ed autonoma. In questo caso il soggetto è lo spunto per una digressione sul significato dell'arte privo di condizionamenti come dimostra l'incrocio tra la silhouette bianca del pesce e la figura dell'aviatore. "Desidero liberare l'arte dalla subordinazione diretta dell'oggetto verso l'invenzione immediata dell'attività creativa", ha scritto Malevič, di cui viene esposto anche Ritratto di Ivan Kljun, presentato per la prima volta all'esposizione dell'Unione della Gioventù nel 1913.
La mostra consente, inoltre, di analizzare, per la prima volta in maniera approfondita, la figura da David Burljuk ripercorrendo il suo percorso artistico attraverso un'ampia selezione di opere.
Particolarmente significativo è il Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti realizzato da Nikolaj Kul'bin nel 1914 in occasione del suo viaggio in Russia. L'incontro tra il fondatore del Futurismo italiano e gli artisti russi si trasformò in uno scontro tra due modi diversi di concepire la storia. Da un lato il mito del progresso e dall'altra il desiderio di conciliare avanguardia e tradizione come accade all'arte russa. Sebbene le opere di Giacomo Balla e Umberto Boccioni abbiano influenzato profondamente il nuovo corso dell'arte russa, Mikhail Larionov propose di accogliere Marinetti "tirandogli le uova marce".
Il neoprimitivismo di Mikhail Larionov, Natalija Gončarova, David Burljuk, Aleksandr evčenko, convive con la ricerca spiritualista di Pavel Filonov e con il cubofuturismo di Kazimir Malevič e Ljubov' Popova.
L'esposizione è accompagnata da una sezione dedicata alle arti applicate con ceramiche, piatti, arazzi e oggetti d'uso comune realizzati agli inizi degli anni Venti.
Il catalogo della mostra, edito da Mazzotta in collaborazione con Palace Editions, contiene testi (in lingua italiana e francese) di Elena Basner, Mary Clare Burljuk Holt, Alberto Fiz, Ada Masoero, Evgenia Petrova, le schede e le illustrazioni delle opere esposte e le bio-bibliografie degli artisti.
organizzazione: Galleria Transarte - Eidos Comunicazioni Visive