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Cinema

Uomini e donne: istruzioni per l'uso

Francia, 2001
Titolo originale: L'Emploi du Temps
Genere: Drammatico
Durata: 133'
Regia: Laurent Cantet
Cast: Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet, Jean-Pierre Mangeot

Vincent conduce una doppia vita: alla propria famiglia fa credere di essere un importante funzionario mentre da mesi è disoccupato e trascorre intere giornate girovagando. Nasconde a tutti la verità mentre sta organizzando una truffa ad amici e parenti ai quali propone finti investimenti.

Il secondo lungometraggio di Cantet continua il discorso iniziato con Risorse umane, dove l’uomo e il mondo del lavoro sono il fulcro di una riflessione che tocca molteplici punti di vista. Un impiego è quasi tutto, è l’identificazione in un ruolo, è l’asse che regola i delicati rapporti sociali e familiari, ma cosa succede quando questo equilibrio viene a mancare? Come mantenere inalterate le relazioni che ci circondano? Vincent, il protagonista, sceglie la via della menzogna. Ai suoi familiari comunica di aver cambiato lavoro, di aver addirittura migliorato la propria posizione. A sua moglie Muriel racconta come si trova con i suoi nuovi colleghi. Sempre attraverso le bugie si procura dei soldi-stipendio, truffando conoscenti e amici. La disperazione sembra non sfiorarlo mai. Come un alieno vaga durante tutta la settimana, tra aree di sosta e autostrade, guarda il mondo ‘di chi lavora’ attraverso i vetri degli uffici, dei negozi, delle case. Anche la sua, di casa, gli sembra un ambiente estraneo, come se ci fosse uno spazio per la verità e uno per le bugie, uno reale l’altro onirico, luogo di fuga.
Nella menzogna Vincent crea uno spazio di assoluta libertà di cui, però, è prigioniero. Qualcosa un giorno cambia, per caso, con l’incontro di Jean-Michel, un tipo losco che gli offre una possibilità. Entrando nel traffico di merce di contrabbando Vincent restituisce i soldi agli amici truffati, e inizia un periodo in cui quasi sfiora la felicità. Ma solo per poco, il tempo di metabolizzare l’euforia dell’illegalità, per poi tornare alla noia piatta di qualunque impiego. Ma Muriel intuisce che qualcosa non va, e finisce per scoprire la verità. Dopo il confronto con la famiglia, e il rientro alla normalità, Vincent decide di rivolgersi a una agenzia di collocamento, ma continua a mentire, soprattutto a se stesso, dichiarando di essersi licenziato.
Pur partendo da un fatto di cronaca finito in tragedia, la sceneggiatura del film, volutamente, ignora gli avvenimenti truculenti, perché ciò che secondo il regista era interessante mostrare era la vita parallela condotta dal protagonista. La narrazione filmica procede lentamente, senza sviluppi eclatanti, rivelando una costruzione elegante e raffinata, sorretta da una fotografia utilizzata in funzione narrativa, come mezzo per amplificare la psicologia di Vincent.
Serena Valeri da www.frameonline.it


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