Adriatico amarissimo: una lunga storia di violenza
L'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia-Comitato provinciale di Trento, in collaborazione con Fondazione Museo storico del Trentino e Associazione Museo storico in Trento, propone l’incontro "Adriatico amarissimo: una lunga storia di violenza", una ricostruzione delle vicende che hanno segnato la storia dell’Adriatico orientale, uno dei laboratori della violenza politica del Novecento.
L'incontro sarà Introdotto da Roberto De Bernardis, presidente dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia-Comitato provinciale di Trento, mentre gli interventi saranno affidati a Giorgio Mezzalira, storico e membro del Comitato di indirizzo della Fondazione Museo storico del Trentino e Raoul Pupo, storico e autore del libro “Adriatico amarissimo” (edizioni Laterza).
“Adriatico amarissimo” è una espressione di Gabriele D’Annunzio derivata dall’amarezza con cui vedeva il fatto che a dominare l’Adriatico fino al 1914 fosse l’Austria.
«Chi oggi, venuto da chissà dove, d’estate prende il sole a capo Promontore, al vertice del triangolo istriano, e guarda il mare senza fine, non immagina che neanche sett’anni prima dalla terra alle sue spalle almeno metà della popolazione, quella italiana, ha dovuto prendere la via dell’esilio. Chi naviga fra i mille scogli della Dalmazia, dove tutto è azzurro e bianco, di solito non sa che l’isola amena all’orizzonte, Arbe/Rab, ha ospitato durante la seconda guerra mondiale un campo di concentramento in cui sono morti a frotte donne, vecchi e bambini, sloveni e croati, deportati dalle loro case distrutte dalle truppe italiane di occupazione. Non sa nemmeno che l’altra roccia un po’ più in là, l’Isola Calva/Goli Otok, ha visto funzionare il più spaventoso dei campi di rieducazione inventati dallo stalinismo in versione titoista. Alcune parti d’Europa, come la riviera adriatica, ebbero però in sorte di provare in rapida successione alcune forme di dominio fra le più brutali fra quante popolarono il secolo breve: fascismo, nazismo, comunismo».
La ‘stagione delle fiamme’ e la ‘stagione delle stragi’ si succedono al confine orientale nel racconto di un grande storico che ricostruisce una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato – non solo al confine orientale – l’intero Novecento.