Afghanistan, il futuro negato?
Raccontare l’Afghanistan, oggi, significa soprattutto due cose.
La prima è fare con onestà e durezza, come italiani ed europei, i conti con gli errori degli ultimi vent’anni. Parlo di vent’anni di occupazione militare che non hanno portato alcun risultato, non hanno creato nessuna democrazia, non hanno migliorato la vita degli afghani, spianando la strada al riaffermarsi dei talebani.
Oggi il reddito medio di un afghano, non dimentichiamolo, è 530euro l’anno.
La seconda cosa è fare i conti con un possibile futuro, che non passa necessariamente per il riconoscimento diplomatico del governo afghano e men che meno, come si sente da qualcuno, per un nuovo scontro armato.
E’ affermare, invece, la necessità di intervenire con gli strumenti della cooperazione internazionale per salvare vite e garantire il minimo indispensabile di diritto umani a milioni di persone, improvvisamente abbandonate a loro destino dalla nostra fuga dal Paese nell’agosto di quest’anno.
Per questo come Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo abbiamo organizzato, assieme ad Afghana e alla Provincia di Trento, questo convegno al Muse.