Alcesti

Danza

Compagnia Abbondanza Bertoni
"Il lavoro, riprende uno dei temi classici della fiaba popolare: il sacrificio per amore. Uno dei due amanti, o sposi, accetta di morire per l’altro. In Alcesti è la donna a sacrificarsi. L’accettazione del sacrificio coincide col suo compimento: nel giorno delle nozze la moglie offre la sua vita e muore.
Dei tessuti che come garza avvolgono una scena ferita.
Le persone, segni e macchie di una fasciatura, spostano la zona più sensibile. Come ad indicare i diversi punti di una nascita. L’incontro e la riproduzione, come due cellule impazzite che eseguono l’ordine naturale.
L’aria polverosa di coriandoli e capelli, di gatti veloci per gli spifferi e correnti.
L’aria stantia si anima, si sposta in blocchi.
Uomini e donne come turbine nella confezione di un rito.
Servi di scena veri e falsi, in carne e in legno sostengono e spostano.
Figurine vuote, come in legno cavo stinte e mediocri, quasi larvali.
Suono chierico. Luci per vedere. Oggetti magri, di bianco sterile.
Una scatola chiara nel teatro.

Dopo alcune incursioni più o meno legittime nel mondo della prosa e musicale, un ritorno alla "forma", alla sua semplice ambiguità poetica, come possibilità e potenzialità tra le più coerenti e dirette di relazione teatrale.
Approfittando della nostra personale stagionatura ed esperienza di coppia, un canto alla "durata", intesa, questa, come l’entità che dà contorno a quanto ha tendenza a dissolversi; uno spettacolo falsamente autobiografico, con il necessario scarto che il teatro e la drammatizzazione devono dare.
Alcesti si può intendere anche come la seconda tappa di un percorso partito dieci anni fa con Terramara: l’inizio di una storia d’amore, naïve e bucolica, fino all’aggiornamento, in corso d’opera, di due amanti incalliti.
Michele Abbondanza e Antonella Bertoni


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