Alessandro Scarlatti e Benedetto Marcello

Musica classica

Trento Musicantica 2011

LA STAGIONE ARMONICA
Sergio Balestracci direttore e flauto
Carlo Rossi organo
Alessandro Scarlatti (1660-1725) Miserere a quattro voci
Benedetto Marcello (1686–1739) Sonata sesta op. 2 in do maggiore per flauto e basso
continuo (adagio, allegro, adagio, a tempo giusto)
Benedetto Marcello (1686–1739) Messa in canone in do maggiore a quattro voci
(1711)
Domenico Scarlatti (1685-1757) Fuga per organo K 58
Domenico Scarlatti (1685-1757) Magnificat a quattro voci e basso continuo

Tra la fine del Seicento e la metà del secolo successivo la vasta produzione di Alessandro e Domenico Scarlatti in tutti i generi musicali costituì uno dei punti fondamentali di riferimento nello sviluppo della musica italiana (in particolare napoletana) e nella conoscenza che dello stile italiano si veniva diffondendo in molti paesi europei. Tra i tempi del primo e gli anni più significativi del secondo compositore, si colgono molti elementi di continuità (Domenico iniziò i propri studi col padre), ma anche molti segni di novità dovuti sia alla forte individualità del figlio, sia a quel profondo mutamento del gusto musicale che caratterizzò l'Europa della metà del Settecento. Questi aspetti si possono cogliere appunto in tutti i generi musicali e anche nel campo della musica sacra che entrambi gli Scarlatti coltivarono, sia pure in misura diversa e in tempi e circostanze differenti. Queste brevi ma significative pagine scarlattiane sono comunque la testimonianza di una continuità generazionale in autori che hanno fatto della composizione e della musica pratica la propria scelta di vita.
Con Benedetto Marcello si intende dare una testimonianza coeva assai diversa: dall'ambito napoletano e romano all'ambiente veneto, dalla professione della musica alla musica come “diletto”. Come è noto, Benedetto Marcello proveniva da una delle più antiche famiglie patrizie veneziane e fu presto investito di cariche pubbliche che occuparono tutta la sua esistenza; ma l'educazione alle arti e in particolare alla musica fecero di lui un prolifico compositore “dilettante” come egli stesso amava definirsi, in tutti i momenti liberi dagli impegni ufficiali. In questo programma, la sonata in do maggiore per flauto e basso continuo è un esempio significativo del gusto veneziano per la sonata solistica diffuso ai primi del '700 e qui ha la funzione di far entrare il coro nella tonalità della Messa. Questa è costruita con elaborata dottrina, con vari tipi di canone nelle diverse parti dell'ordinarium, ma anche con criteri compositivi che si rifanno agli antichi contrappuntisti. Tuttavia riesce a farsi largo talora la stessa cantabilità elegante che troviamo nella sonata. La Messa fu composta nel 1711 per Clemente XI, lo stesso papa cui anche Alessandro Scarlatti aveva dedicato almeno due Messe, dette appunto “clementine”, caratterizzate dalla severità del contrappunto, con l'ideale di ripristinare uno stile “osservato” di stampo
palestriniano. La Messa, nella trascrizione di Sergio Balestracci, deriva da un manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara e Il Virtuoso Ritrovo - collaborazione di Comune di Trento, Provincia Autonoma di Trento