Alle radici della guerra in Ucraina

con Massimo Libardi e Fernando Orlandi

Incontri e convegni

Non è facile scrivere con distacco della guerra in Ucraina. È ancora più difficile oggi, dopo che i notiziari televisivi hanno portato le terribili immagini di Bucha nelle case di tutti.

Il ritiro delle truppe di invasione della Federazione Russa è stato accompagnato da efferati crimini su civili inermi. Crimini di guerra.

Già, pur rimanendo Kyiv raggio dell’artiglieria pesante russa e sotto la minaccia dei missili, l’esercito ucraino è riuscito a liberare il fronte orientale della capitale; soprattutto ha rotto l’assedio di Chernihiv. Stiamo entrando nel quarantesimo giorno di guerra e nel primo mese gli ucraini hanno inflitto perdite straordinarie in uomini e mezzi alla Russia. In un mese la Russia ha perso più uomini che l’Unione Sovietica nei dieci anni di guerra in Afghanistan.

Ma il ripiegamento, anche disordinato, dei russi non è una ritirata, risponde invece alla necessità di riorganizzare reparti decimati; è un riposizionamento. Forse la ‘Battaglia di Kyiv’, oggi è stata vinta, ma la guerra di aggressione non è certamente terminata.

In altre regioni dell’Ucraina le città si trovano sotto un attacco martellante, che giorno dopo giorno le distrugge sistematicamente, a partire dalle zone residenziali civili. Adesso è la volta di Odessa. Quella di Mosca, ancora una volta è una guerra di pura distruzione

Ciò che è accaduto a Bucha ha lasciato sgomento il mondo intero. Bucha è una cittadina alle porte di Kyiv, nelle cui campagne Michail Bulgakov passava le estati con la sua famiglia. D’ora in poi la ricorderemo per gli efferati crimini perpetrati dai soldati russi. Gli stessi soldati russi che rubano e saccheggiano (in Bielorussia ci sono i mercatini in cui vendono il frutto dei saccheggi) e violentano e assassinano i civili, e poi, violando gli ordini, telefonano a casa, vantandosi dei crimini commessi e si fanno intercettare dagli ucraini.

Non solo a Bucha, ma anche a Irpin e nelle altre cittadine dell’Ucraina dalle quali i russi si sono ritirati sono stati rinvenuti centinaia di cadaveri. Corpi di donne nude accatastati, civili giustiziati con le mani legate dietro la schiena, bambini lasciati morire negli scantinati, una infinita collezione di orrori che ci ricordano quelli dei nazisti nella Seconda guerra mondiale. E poi i corpi sotto i quali sono state poste delle mine, per colpire chi avrebbe dato loro una sepoltura.

Tra le tante immagini e filmati che hanno dolorosamente saturato questa domenica ne vogliamo ricordare una: la fotografia che mostra l’avambraccio e la mano di una donna assassinata. Accanto le chiavi che fino a un momento prima della morte serrava nel pugno. Nel portachiavi il simbolo dell’Unione Europea, le dodici stelle sullo sfondo blu.

Quella in corso non è solo una guerra di distruzione contro l’Ucraina. Si tratta di un attacco all’Occidente e all’ordine internazionale. Ai nostri valori di democrazia e libertà, gli stessi per i quali combattono gli ucraini.

Nella visione di Putin l’Occidente, l’Europa è divenuta un conglomerato di popolazioni disposte a cedere pur di non rinunciare a un minimo del benessere e delle comodità consolidate: è il “il marcio Occidente”. Non bisogna dimenticare che Putin è un seguace di Ivan Il’in, un filosofo russo della prima emigrazione, dapprima ammiratore di Mussolini e successivamente di Hitler. Il’in, citato più volte da Putin nei suoi discorsi il suo filosofo di riferimento, preconizzava per una Russia liberatasi dal comunismo una forma autoritaria di potere.

Questa guerra è stata preceduta da anni di propaganda fondata su false notizie. Ad esempio: “Khrushchev ha regalato la Crimea all’Ucraina”; oppure: “gli USA non hanno rispettato la promessa di non allargare la NATO a est ingannando la Russia”.

Per la partecipazione all’incontro è necessario indossare la mascherina FFP2.

L’incontro-dibattito può essere seguito in diretta sulla pagina Facebook della Biblioteca comunale di Levico Terme, al seguente link: https://www.facebook.com/bibliotecalevicoterme .