Annamaria Targher. Carte da parati
Nelle ultimissime tele verticali di Annamaria Targher, il tema è il rincorrersi di una matrice astratto decorativa che emula le frange delle conifere così care all’artista. Dal ritmo verticale della colata, alle concrezioni fatte di pennellate spesse e corpose (che altro non sono che il tentativo di appropriarsi sia della maestosità monumentale di questi alberi, che dei piccoli scrigni in essi contenuti, come i nidi), lo sforzo dell’autrice è teso a riproporre il non quantificabile, ma incontrovertibile benessere che il contatto con queste creature fornisce a chiunque ne venga a contatto.
Riconoscendo come la percezione di un oggetto sia una realtà del tutto soggettiva, l’artista si esibisce in autentiche e capricciose “follie” che ricordano una realtà ben lontana dall’Occidente e dal suo repertorio classico: le “cineserie”. Nello stesso tempo e con questa citazione, si appropria di un altro dato storico importante: sviluppatesi esclusivamente nelle arti decorative o in forme architettoniche il cui scopo era anch’esso solo decorativo, le cineserie nel secolo XVIII definirono prepotentemente lo stile prettamente paesaggistico dei giardini inglesi ed europei.
Dato effimero e capriccio attraverso pennellate astratte, veloci e non curanti e puntuale ricognizione del dato di natura attraverso l’uso puntuale del collage che colloca animali o varietà floreali di carta sulla tela, le “cineserie” sono l’estremo atto di libertà e di contaminazione di un’artista che ha collocato il dato naturale al centro della propria personale ricerca.