Annamaria Targher. Strange Days

Mostra

La continua citazione del caos contemporaneo (attraverso l’uso del collage) trova un cementante in una sensazione di ambigua paura.

Come in un’allucinazione fantascientifica, il possibile e sempre convulso mutare di animali in uomini (e viceversa) prende sostanza in questa serie di carte e tele di piccolo formato. Il film del 1995, Stranges Days, metteva in evidenza una visione distopica (o antiutopica) del futuro e una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista, anche per l'ambivalenza morale di molti dei suoi protagonisti. Il termine distopìa (o utopìa negativa) è stato coniato come opposto (cioè un luogo del tutto spiacevole e indesiderabile) di utopia ed è utilizzato soprattutto in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale, però, le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici. Le opere a carattere distopico possono contenere espliciti avvertimenti, nel migliore dei casi avere i toni della satira, fino ad evidenziare la situazione sociale attuale avvicinandola a scenari catastrofici.
Il lavoro di Annamaria Targher presentato in questa esposizione (dove lavori inediti tracciano una continuità con altri che indagano il tema della trasformazione), vuole indagare, o meglio riporta, lo sconcerto di fronte al ritmo forsennato dei mutamenti contemporanei dove nessun nitore è più ravvisabile, ma tutto è sospeso in quelle incertezza e indeterminatezza che l’artista sostantiva in una forma disordinata e sconquassata. Come già per il film, lo “stile” adottato dall’artista parrebbe richiamare quello di un possibile noir postmoderno. La continua citazione del caos contemporaneo (attraverso l’uso del collage) trova un cementante in una sensazione di ambigua paura. Una lumaca non può più essere tale (Gallina – Lumaca che tenta la fuga) perché la costrizione alla fuga la obbliga alle sembianze di una più agile gallina, il cui piumaggio si frastaglia sotto i colpi dell’urgenza, da parte dell’artista, di rendere il panico dell’animale e di sottrarlo, tramite un’empatica immedesimazione, all’incognito pericolo. Mentre in Io che incedo con coda scorpionica, Annamaria Targher fa suo il concept della mostra: per poter essere e sopravvivere diventa indispensabile dotarsi di armi di difesa o, addirittura, di offesa.


organizzazione: Comune di Folgaria - Mart