Annie Ernaux. I miei anni super 8
Il compito di aprire la seconda parte di Cinemart spetterà a "Annie Ernaux. I miei anni super 8" un documentario di Annie Ernaux e David Ernaux-Briot, in cui la scrittrice francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, tira fuori dal baule dei ricordi video amatoriali girati tra il 1972 e il 1981. Il film viene proposto in versione originale sottotitolata.
Nell'anno 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe, rispettivamente insegnante (non ancora scrittrice) e segretario comunale, vivono ad Annecy, hanno più o meno trent'anni e due figli di sette e tre, Eric e David. Quando acquistano una cinepresa Super 8, tra le novità tecnologiche portatili di quegli anni, a filmare è quasi sempre Philippe.
Dopo la separazione tra i due, nei primi anni ottanta, quelle immagini rimangono a lungo non viste, finché non vengono riportate alla luce dal figlio David. Si tratta di istantanee di vita familiare, ricorrenze, escursioni all'aperto e di alcuni viaggi compiuti dai quattro tra il 1972 e il 1981: Cile, Marocco, Albania, Inghilterra, Corsica, Spagna, Portogallo, Russia. Il figlio David (1968) ne immagina un nuovo assemblaggio, se pure osservando l'ordine cronologico e propone alla madre di apporre ad esse un commento critico, antidescrittivo, da incidere con la propria voce narrante.
Una nuova narrazione, con l'occhio dell'autrice riconosciuta, che ha il lusso e l'onere di potersi riguardare con la distanza non solo temporale ma emotiva con cui scrive i propri libri.
Tra questi, sono stati portati al cinema L'autre di Patrick-Mario Bernard e Pierre Trividic (Coppa Volpi a Dominique Blanc a Venezia nel 2008), L'amante russo di Danielle Arbid (dal romanzo "Passione semplice"), il Leone d'oro 2021 L'Evenement - La scelta di Anne di Audrey Diwan, tratto da "L'evento", mentre nel 2020 l'autrice ha partecipato al documentario J'ai aimé vivre à di Régis Sauder.
Un esperimento simile era già stato tentato da Sara Fgaier con il cortometraggio Gli anni, su una lettura di "Gli anni" (il romanzo pubblicato da L'Orma nel 2015). Anche lì l'intento era tenere insieme - attraverso gli archivi privati, in quel caso, provenienti dalla Cineteca sarda - tempo personale e collettivo.
L'elemento più evidente e immediato di Annie Ernaux - I miei anni Super 8 è il potere evocativo della patina materica del supporto fisico. La pellicola cattura e restituisce la temperatura di un mondo analogico, non ancora assuefatto all'onnipresenza degli obiettivi: nei primi minuti di ripresa sono palpabili la sorpresa e l'imbarazzo nelle espressioni di chi è inquadrato. E poi l'impronta stilistica (lo stile di vita, l'abbigliamento, gli arredi, i mezzi di trasporto...) di un decennio, gli anni '70, tuttora fonte generosa di ispirazione.
Ma subito la nostalgia per un'era non completamente tracciabile lascia il posto al senso profondo delle riflessioni dell'autrice, in quel periodo al lavoro, di nascosto dai familiari, alle sue prime prove narrative ("Gli armadi vuoti" verrà pubblicato da Gallimard nel '74). La convenzionalità delle situazioni riprese - festeggiamenti di compleanno, scarto dei regali a Natale, attività sportive, pranzi in famiglia, passeggiate all'aperto - non disturba ma anzi in alcuni momenti esalta la riflessione ex post su ruoli di genere, rapporti di classe e una sorta di tradimento di quella d'origine, la presa di consapevolezza femminile attraverso la scrittura come strumento di emancipazione.