Anything Else

Danza

Oriente Occidente 2007
Danza

Sasha Waltz & Guests (Germania)
Anything Else
Concezione e coreografia Luc Dunberry con la collaborazione dei danzatori
Scenografia Thomas Schenk
Luci Jörg Bittner
Selezione musicale Juan Kruz Diaz de Garaio Esnaola
Costumi Ensemble
Dispositivi scenici Annette Bätz
Produzione Luc Dunberry e sophiensælen Berlin presentata da Sasha Waltz & Guests
Danzatori Juan Kruz Diaz de Garaio Esnaola, Luc Dunberry, Sigal Zouk-Harder

Spettacolo realizzato con il sostegno del Senatsverwaltung für Wissenschaft, Forschung und Kultur, Berlin

prima nazionale
durata 60 minuti

Luc Dunberry è uno dei volti della compagnia di Sasha Waltz. Anche in Italia lo si è visto danzare più volte, in Körper, Gezeiten, Dido and Aeneas. E non solo. Insieme a Jan Kruz Diaz de Garaio Esnaola (anche lui parte del collettivo di Waltz e ospite al Festival con Colours may fade) Sidi Larbi Cherkaoui e Damien Jalet (entrambi provenienti dai Les Ballets C. de la B. di Alain Platel), Dunberry è stato co-autore e interprete di quello strepitoso “concerto di danza” che è D’avant, sensuale progetto sull’incontro tra contemporaneità e canto polifonico medioevale.
A Rovereto porta un suo spettacolo del 1998, Anything Else, dove lo vediamo in scena oltre che con la danzatrice Sigal Zouk di nuovo con Diaz de Garaio Esnaola. Il pezzo è presentato così dall’autore: “Tre persone in mancanza di contatti rimangono scottati a ogni tentativo, mal interpretato, di manifestare i propri bisogni. Il loro isolamento e la volontà di uscirne sono allo stesso tempo causa e conseguenza dei loro insuccessi”. Come accade spesso con gli artisti cresciuti con Sasha Waltz, anche in Anything Else ci si confronta con una decisa capacità di fare della scena un ambiente fortemente espressivo, tra realistico e immaginario. Un luogo per mettere a nudo sensibilità e debolezza umane con capacità autoironica, salutare. Tre toilets, di quelle con le porticine tagliate a mezzo polpaccio, da cui entrano e escono i tre interpreti per un pezzo che ci parla dell’insicurezza dell’identità, della concezione pubblicitaria del corpo con tutto ciò che ne consegue, del gap tra intimità e esposizione pubblica di sé. Un secondo spettacolo dopo Colours may fade per accostarsi alla realtà di un collettivo artistico tra i più significativi di questi ultimi anni


organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto