Aroldo Pignattari, il gioco delle forme classiche
Con l'inaugurazione, domenica 27 settembre alle ore 11.00, della mostra 'Aroldo Pignattari, il gioco delle forme classiche' proseguono le indagini sulle radici e sulla storia, promosse dal Museo di Riva del Garda in collaborzione con il Gruppo Amici dellArte. Dopo aver studiato e presentato al pubblico le mostre e i cataloghi riguardanti alcune figure di spicco dell'area benacense, come Achille Dal Lago (2005), Antonio Calderara e Carlo Vitale (2008), nonché la storia dell'associazione con le collaborazioni promosse fra gli anni 1946 - 2006, con l'iniziativa di domenica si vuole approfondire il profilo dellartista Aroldo Pignattari.
Nato a Bomporto (Modena) il 18 giugno 1913, dopo aver studiato allIstituto dArte Adolfo Venturi nella città emiliana e partecipato alla vita culturale con le prime mostre personali e collettive in città e in molti centri della penisola, nel 1949 vince un concorso per la cattedra di disegno a Riva del Garda dove si trasferisce presso la scuola Scipio Sighele.
Entra nel Gruppo Amici dellArte e partecipa attivamente allorganizzazione di mostre e di eventi culturali allinterno della Rocca assieme agli amici Giacomo Vittone, Mario Matteotti, Alberto Susat, Achille Dal Lago, Hans Lietzmann, Arturo Paluselli, Carlo Pizzini, Luigi Pizzini e molti altri. È tra i fondatori della Casa degli Artisti a Canale di Tenno. Un sodalizio questo che terminerà soltanto con la morte dellartista, avvenuta a Riva del Garda il 1 luglio 1999.
E la Rocca diventerà anche la sua seconda casa dal momento che utilizzò come atelier, assieme ad altri artisti rivani, un grande locale situato nella torre sud ovest.
Scultore della terra e del fuoco - le sue opere oscillano tra la terracotta e il bronzo - seppe infondere nella materia la lezione classica rinascimentale (Michelangelo e Donatello) con gli insegnamenti del 900 italiano (Emilio Greco, Francesco Messina, Giacomo Manzù). Il risultato sono opere discrete, attente alla forma e alla plasticità, prevalentemente legate ad una sorta di intimismo affettivo dove prevalgono le immagini femminili, di cui il più noto lavoro rimane la Mignon collocata in Piazza Garibaldi. Cè, nellartista, un desiderio di purismo, della ricerca non tanto della velocità e dinamicità di futuristica memoria quanto della staticità, dellimmobilità, come se lartista volesse, assieme alla voce del tempo che fugge, ascoltare anche la voce del tempo immortale. Unimmobilità da cui traspare, a volte, una certa sensibilità metafisica.
Così come la sua arte sacra materializza tutta la sensibilità per i sentimenti di vita e di morte, mettendo assieme il mistero della maternità, della nascita, del rinnovamento della carne e dello spirito, con la Crocefissione, ovvero la morte ma anche il sacrificio e la redenzione, la rinascita.
Moltissimi suoi lavori sono collocati nel territorio del Basso Sarca - in catalogo è riportata una piantina con la dislocazione delle opere, un ideale proseguimento della mostra - e presenti in collezioni private e pubbliche.
In mostra saranno esposte una cinquantina di opere, tra sculture, dipinti, disegni e bozzetti, scelte dalla ricca produzione di Aroldo Pignattari. Una scelta che ci permette di capire il lavoro di questo artista che ha interpretato con poliedricità alcuni aspetti della ricerca artistica italiana nel secondo dopoguerra.
Catalogo a cura di Fiorenzo Degasperi con un intervento di Albino Franco
organizzazione: Comune di Riva del Garda - P.A.T. Soprintendenza per i Beni storico-artistic