Arte e persuasione
Il Museo Diocesano Tridentino inaugura a Palazzo Pretorio una mostra interamente dedicata al rapporto tra il concilio di Trento (1545-1563) e le arti figurative.
Dal 7 marzo al 29 settembre, la mostra Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il concilio di Trento, ripercorre due secoli di arte in Trentino e mette a fuoco le principali funzioni assunte dalle immagini sacre, alle quali veniva assegnato il compito di informare, convincere, catturare lattenzione e commuovere.
Una storia sul potere della comunicazione visiva attraverso le opere di grandi artisti del passato.
Sarà inaugurata venerdì 7 marzo alle ore 18.00 presso il Museo Diocesano Tridentino la mostra Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il concilio di Trento (7 marzo - 29 settembre 2014). Lesposizione analizza, per la prima volta, il rapporto tra le decisioni assunte dal concilio in materia di immagini sacre e le arti figurative in uno specifico contesto territoriale. Come è noto, in una delle ultime sessioni dellassise tridentina, precisamente la XXV del 3 dicembre 1563, fu promulgato il decreto Della invocazione, della venerazione e delle reliquie dei santi e delle sacre immagini, con il quale la Chiesa assolveva luso delle immagini sacre, la cui liceità era stata aspramente criticata dalla Riforma protestante. Richiamandosi alla tradizione, la norma esaltava la funzione didattica delle immagini e stabiliva alcuni principi generali circa le caratteristiche delle rappresentazioni da collocare negli edifici di culto. Demandava inoltre ai vescovi il controllo sulle raffigurazioni inconsuete da esporre nelle chiese. Sulla base del contenuto del decreto, nei decenni successivi furono pubblicati numerosi trattati dedicati alle arti figurative a soggetto sacro, allarchitettura dei luoghi di culto e alla suppellettile liturgica, testi a prevalente carattere precettistico che svelano la forte preoccupazione della gerarchia ecclesiastica nei confronti dellattività artistica e la conseguente volontà di riportarla entro i parametri precostituiti e codificati da una superiore autorità religiosa.
La mostra risponde allauspicio, espresso da Paolo Prodi nel celebre saggio del 1961, Ricerche sulla teorica delle arti figurative nella riforma cattolica, circa lavvio di studi volti ad indagare linterpretazione e lapplicazione del decreto tridentino nelle singole regioni e diocesi. In particolare lo studioso indicava tre direzioni di ricerca: lesame delle decisioni assunte dalla gerarchia ecclesiastica nei singoli ambiti territoriali; i rapporti che si instaurarono a livello locale tra la nuova liturgia, spiritualità, pietà, devozione popolare e il fenomeno artistico; lanalisi delle interpretazioni dei trattatisti postconciliari.
A livello locale, gli studi, avviati in occasione del 450° anniversario della chiusura del concilio (1563-2013), percorrono appunto tali ambiti di ricerca e ne comunicano gli esiti attraverso la mostra, curata da Domizio Cattoi e Domenica Primerano.
Lesposizione è promossa dal Museo Diocesano Tridentino in collaborazione con la Soprintendenza per i beni storici, artistici, librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento e con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dellUniversità degli Studi di Trento.
Presenta una settantina di opere, molte delle quali mai esposte prima, provenienti da numerose chiese del Trentino, da importanti musei del territorio e da altre istituzioni pubbliche italiane.
Unulteriore novità della mostra è data dal fatto che la selezione delle opere è stata operata sulla base della ricca documentazione raccolta durante lattività di inventariazione informatizzata dei beni artistici e storici dellArcidiocesi di Trento, promossa a livello nazionale dalla Conferenza Episcopale Italiana
Percorso espositivo
Il percorso espositivo, suddiviso in due parti, si apre con una sezione introduttiva di carattere storico documentario. Sono qui esposte alcune edizioni a stampa della Sacra Scrittura, a partire dalla prima Bibbia corredata di illustrazioni pubblicata in Italia nel 1489 fino alla celebre Bibbia Sistina del 1590. Una sequenza di Bibbie in lingua latina, italiana e tedesca, stampate sia in ambito cattolico sia protestante, propone al visitatore il tema della traduzione del testo sacro nel volgare in uso presso le varie nazioni, fatto percepito come necessario da Martin Lutero per consentire l'accesso diretto dei fedeli al Verbum divino, senza la secolare mediazione della Chiesa e della tradizione. Si entra poi nel merito delle problematiche discusse al concilio con ledizione a stampa dei decreti (1564) e con esemplari dei principali trattati dedicati alle immagini, in particolare quelli più noti di Giovanni Andrea Gilio, Carlo Borromeo, Gabriele Paleotti e Jan van der Meulen o Vermeulen, conosciuto come Molanus. Il focus si concentra inoltre sui temi della censura e della proscrizione del nudo attraverso gli esempi celeberrimi del Giudizio universale di Michelangelo e della Cena in casa di Levi di Paolo Veronese, richiamati in mostra attraverso due grandi stampe dellepoca. Questi semplici esempi daranno lidea del clima di grande dibattito culturale che sorse attorno alle immagini e del loro potere comunicativo anche in termini di diffusione di dottrine eretiche.
La seconda area tematica, articolata in numerose sottosezioni, indaga i riflessi di queste sistemazioni teoriche e teologiche sulla produzione artistica del territorio trentino in unepoca compresa tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento, un periodo in cui dalle elaborazioni del tardo Manierismo si passò progressivamente allaffermazione del Barocco. Benché non si possa stabilire una correlazione diretta tra il contenuto dei trattati e determinate scelte iconografiche e stilistiche, appare evidente che anche nel principato vescovile di Trento si esercitò una politica di disciplinamento culturale e sociale attraverso la strategia delle immagini. Questo dato emerge con evidenza soprattutto in questo territorio di frontiera, posto a stretto contatto con le aree della Riforma protestante, diversamente da diocesi geograficamente e culturalmente più lontane. Dopo aver illustrato attraverso audaci confronti levoluzione del dipinto a tema religioso dal Rinascimento allepoca postconciliare, la mostra indagherà le iconografie più diffuse nel contesto locale: il culto del Crocifisso, lesaltazione della figura della Madonna nelle varie declinazioni, la rivalutazione delle figure dei santi, sia quelli della tradizione sia quelli di nuova canonizzazione, con particolare riferimento alla figura di Carlo Borromeo. In questo periodo, le nuove raffigurazioni da esporre negli edifici di culto dovevano presentare qualità adatte a commuovere lo spettatore per incrementarne la devozione, esaltando al contempo il trionfo della Chiesa nella lotta al Protestantesimo. Particolarmente indicate a questo scopo, erano le raffigurazioni del martirio dei santi, che assumevano talvolta toni molto cruenti e patetici, oppure le immagini che catturavano i paladini della fede cattolica nei momenti dellestasi mistica. Accanto alla produzione di carattere più spiccatamente devozionale, saranno esposte opere dal contenuto dottrinale più complesso, interpretabili quali risposte polemiche alle contestazioni della Riforma in merito ai temi più dibattuti della dottrina, tra gli altri quelli dellEucaristia e del Purgatorio.
Didascalia immagini:
Ermanno Stroiffi (attribuito), Santa Maria Maddalena ai piedi di Gesù Cristo crocifisso, secondo quarto sec. XVII
Felice Brusasorci (attribuito), Gli arcangeli Gabriele e Michele (particolare), 1570 circa
organizzazione: Museo Diocesano Tridentino - P.A.T. Soprintendenza per i beni storici, artistici, librari e archivistici - Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Trento