Autonoma_mente. Comunità confini

Mostra fotografica

Giornata dell'Autonomia 2010
domenica 5 settembre 2010

Mostra fotografica di
Piero Cavagna, Anna Da Sacco, Giuseppe Garbari, Giulio Malfer, F.lli Pedrotti, Matteo Rensi, Stefano Rubini, Giovanni Battista Unterveger, Gianni Zotta

Sette fotografi si confrontano con il tema dell'Autonomia
nella mostra fotografica AUTONOMAmente
Sette declinazioni dell'Autonomia. Sette declinazioni improprie, dato che si parla di Autonomia per metafora. Sette variazioni fotografiche sui temi di Comunità e Confini che di ogni Autonomia sono linfa vitale.
I primi sette lavori di questo progetto, che si pone l'obiettivo di dare corpo ed immagini ad un’idea di Autonomia e che è coordinato da Piero Cavagna, non vogliono però essere solo una riflessione fotografica ma provare anche a diventare stimolo di un dibattito, muovere idee, aiutare a capire. Toccano infatti temi ed argomenti che le celebrazioni ufficiali normalmente non affrontano o lo fanno solo di striscio.
Ci sono i Ponti di Gianni Zotta, simboli delle infinite possibilità di superamento dei confini e di comunicazione tra Comunità. Luoghi sospesi, metafora d’aria che chiedono solo la fatica di essere voluti, costruiti ed attraversati.
Ci sono le Comunità nella Comunità di Matteo Rensi, quelle tenute insieme da un’identica passione, dalla fede, dalla speranza, dalla solidarietà, dall’impegno che sono tanti piccoli valori che definiscono il valore aggiunto di ogni collettività
C’è la Comunità dell’Italcementi fotografata da Anna da Sacco, singolo paradosso di non-Comunità solitaria che abita un non-luogo, vicino e lontano, visibile ed invisibile.
C’è il Confine/Frontiera tra i paesi di Tret e St. Felix nell’alta valle di Non, le orme degli antropologi americani Wolf e Cole su cui Stefano Rubini si incammina per ridefinire il senso di due popolazioni
C’è la Geografia di Giulio Malfer, quella che ha per coordinate gli alpinisti trentini, una comunità che ha saputo ridefinire il senso della parola confini
Ci sono i Muri di Piero Cavagna, antichi dei conventi dei frati francescani e cappuccini di Trento, alti e resistenti a cinta di una comunità completamente autonoma. Sassi e malta ben visibili che non impedivano e non impediscono contatti e comunicazione. Diversi dai muri che oggi costruiamo ogni giorno intorno ad ognuno di noi, invisibili e senza alcuna porta.
Ci sono poi le Montagne di Unterveger, di Giuseppe Garbari e dei Fratelli Pedrotti, il limite fisico di un Trentino che, per loro, non è mai diventato confine culturale ed umano.
Alla base di tutto il progetto un’idea di Autonomia oggi più che mai Frontiera. Nel senso anglosassone del termine: non limite entro cui rinchiudersi ma punto di partenza per riscoprire possibilità e potenzialità, luogo da cui far ripartire speranze e futuro.