Azure Ray (Usa) - Morose (Italia)

Musica

La musica proposta sarà diversa. Le Azure Ray proporranno un pop sofisticato e delicato che molto si rifà alle sonorità Cocteau Twins, mentre gli italiani MOROSE incanteranno con il loro indie rock che occhieggia alla tradizione della ricerca folk-rock.

Azure Ray
Il dream pop duo delle Azure Ray inizia la propria ascesa nel 2001, quando Orenda Fink e Maria Taylor (originariamente nei Bright Eyes) s'uniscono artisticamente a Eric Bachmann (Crooked Fingers/Archers of Loaf) ed iniziano ad ottenere risultati a dir poco incantevoli. Paesaggi sonori d'una grazia angelica e diafana, fra le meraviglie sfibrate di Victorialand dei Cocteau Twins ed un cantautorato austero ed elegante.La loro musica è definita American neo-gothic balladry. Tra le loro collaborazioni quella al disco di MOBY: 18 con la canzone “The great escare”.
Discografia:
• Azure Ray (Warm, 2001)
• Burn and Shiver (Warm, 2002)
• Hold on Love (Saddle Creek, 2003)
Sito Ufficiale: www.azureraymusic.com

Recensioni:
Decadenza visionaria del rock, almeno quello inteso nella sua accezione più classica. Ritorna il duo Orenda Fink & Maria Taylor alias Azure Ray, con un disco prodotto da Eric Bachmann intitolato Hold on love. Dodici audacissime composizioni mistiche colme di ambientazioni malinconiche, (più una traccia live ed una "rom"), che si concentrano in cerchi sonori tendenti verso un post-NAM, colmo di orientamenti cantautorali. Per musica di questo calibro non sarà mai possibile fare un vero e proprio riferimento a situazioni analoghe ed allo stesso tempo, includerla soltanto nel panorama dell’indie contemporaneo può sembrare troppo limitativo.
Il pianoforte che scava nell’interezza di "Hold on love" rapisce ed incanta, come le splendide voci femminili Fink/Taylor, che hanno da sempre la naturale propensione di sorprendere. Sono convinto che l’album delle Azure Ray, non sarà oggetto di mercato e/o legato ad una vendita smodata ma è certamente da considerarsi come un ennesimo esempio di culto per il futuro.
Quando si dice "nomen omen".... Stavo ascoltando questo quarto album delle Azure Ray completamente da novizio, non conoscendo nè la loro opera nè i territori musicali esplorati da Orenda Fink e Marya Taylor, le due voci. Allo scorrere dei minuti, verso la quarta traccia, l'intensa e sentita "Look to Me", avevo dimenticato il nome di questo duo americano proveniente da Athens (famosa per aver dato i natali ai R.E.M.). La musica scorreva e una sensazione di "azzurro" mi si prospettava; sono andato a rivedere il nome del gruppo e si è svelato l'arcano. Sicuramente non una coincidenza, i conti tornano. Riescono pienamente nel disegnare un paesaggio sonoro che veramente rimanda a qualcosa di azzurro, un deserto di ghiaccio, o un cielo sereno in inverno. Questo è un loro merito sotto il punto di vista di intenti, mantenuti sia nel nome sia nella musica da loro proposta.
Pero c'è un "ma": quanti sono sempre disposti ad abbandonarsi in un disco caratterizzato da una grande omogeneità? Questa stessa caratteristica è croce e delizia per i possibili fruitori dell'lp. Croce per chi da un disco si aspetta emozioni più variegate e magari forti,mentre delizia per chi già si aggira dalle parti di un'indie pop sognante, etereo, aere (vicino ai Tindersticks, Aimee Mann, Red House Painters ecc...) e abbastanza personale. Personalmente mi sono lasciato andare volentieri a questo viaggio immaginario guidato dalla bellezza dei vocalizzi delle due cantanti e dagli arrangiamenti che sanno ben sostenere la struttura delle canzoni. Disco apprezzabile per coloro che amano una musica capace di cullare, rilassare, emozionare (c'è azzurro in questo disco, ma azzurro vivo); ma, dando un occhio ad un altro tipo di pubblico sicuramente non sarà sicuramente accompagnato da clamori. Io me lo tengo stretto per adesso...
Giacomo Sabbatinelli

Morose
Il progetto Morose prende vita durante un caldo pomeriggio dell’agosto 1998 con la registrazione del primo lavoro - una cassetta di pop minimale le cui influenze sono da ricercare in Leonard Cohen, Velvet Underground, Sebadoh, Nick Drake. Nei cinque anni che li hanno visti alle prese con le bassezze di questo mondo, i Morose hanno inciso diversi lavori della durata inferiore ai 30 minuti per l’etichetta Ouzel Records, fatto alcuni concerti (da segnalare quello con The Microphones - K Records - nel settembre 2002), ed intessuto una fitta rete di contatti internazionali che hanno permesso la distribuzione dei loro lavori in U.S.A., U.K., Germania, Giappone, ed è valsa loro la possibilità di partecipare a varie compilations di etichette indipendenti italiane ed estere (in compagnia di artisti quali Lo-Fi Sucks!, Klimperei, June of 44, Milaus…) e di incidere un 7” per l’etichetta statunitense Try Not To Look.
Dal giugno di quest’anno è disponibile nei negozi (distribuito da Audioglobe) il primo album, dal titolo “La mia ragazza mi ha lasciato” (Ouzel / Cane Andaluso), che è stato accolto con grande entusiasmo dalla stampa italiana. una ventina di recensioni (tra riviste e web-zines) descrivono questo lavoro come:
“un ottimo esempio di canzone d'autore oscura e indolente” (Rockerilla #273)
“di una genuinità assoluta e di una bellezza conturbante (voto: 8, Blow Up #64)
“tenui acquerelli bucolici dalle tinte sfumate e malinconiche […],tra il country e il folk americano con il cantautorato rock europeo” (Rocksound #63-64)
“Se la musica è l'effetto delle "ragazze che ci hanno lasciati" c'è da auspicarsi che accada più spesso” (Rumore #140)
“un album che non meriterebbe di rimanere unicamente un oggetto di culto” (I-dbox)
“Le dodici tracce che compongono questo lavoro rappresentano altrettante gemme di diversa grandezza che riescono ad incastonarsi perfettamente e a dar vita ad un discorso particolarmente organico” (Succo Acido #15)
“arpeggi lenti di chitarra e arrangiamenti pacati, qualche campionamento di voci, qualche rumore, una sega forse, ma anche i violini e le derive jazz e blues. Tutte canzoni nate e cresciute nell’oscurità, coronate da testi di malinconico romanticismo ed indolente saggezza popolare” (Rockit)
“un piccolo gioiello dell’indie italiano” (MusicBoom)
“volutamente malinconici, geneticamente scarni, i nostri non disdegnano di offrirci nei testi qualche spruzzata di obliquità letteraria venata da una sottile ironia” (Kronic)
“La scrittura è personale e gli permette di staccarsi dalla media di queste produzioni” (Sodapop)
“semplicemente meraviglioso” (Munnezza)
“Uno stupendo, disarmante, album rock” (Frequenze Moleste)
Nei mesi successivi all’uscita del nuovo album il gruppo ha effettuato una quindicina di concerti in Italia, e a cavallo tra Agosto e Settembre è stato in tour in Inghilterra, dove ha suonato al noto Arts Café di Londra con Meets Guitar (Gavin / Billy Mahonie) e Prague, al Rota Afternoon Show di Notting Hill (con Ant degli Hefner, show organizzato dalla leggendaria Rough Trade), ed ha partecipato al programma radiofonico “The Garden Of Earthly Delights” presso la Cable Radio Milton Keynes con un set totalmente acustico.
http://web.tiscali.it/ouzel
http://utenti.lycos.it/morose


organizzazione: Associazione Dissonanze Armoniche