Bartleby lo scrivano
Stagione Spazio Off
Teatro
Secondo appuntamento di febbraio per On-Off 2009: dopo 'Tana libera tutti', in scena per le due serate di sabato 21 e domenica 22 febbraio Bartleby lo scrivano, tratto dal racconto di Herman Melville, per l'adattamento di Marzia Todero, la regia di Irene Lamponi e l'interpretazione di Denis Fontanari, Christian Renzicchi e Alberto Dall'Abaco (produzione AriaTeatro).
Tre tavoli, tre sedie e un attaccapanni ci portano all'interno di uno studio legale nella New York di metà Ottocento. Presso lo studio legale dell'avvocato (Denis Fontanari), narratore della storia, lavora il focoso Turkey (Christian Renzicchi), personaggio che porta sulle sue spalle tutto il versante comico della prima parte della vicenda. L'assunzione di Bartleby (Alberto Dall'Abaco) sconvolge la vita dell'ufficio e la storia inizia la sua vorticosa e ineluttabile spirale mettendo in scena l'ultimo tratto della vita di Bartleby, un uomo insolito, riservato, che dietro poche parole nasconde un'enorme sensibilità. A prima vista l'apparente fissità del suo procedere, lo sguardo spento possono far pensare ad un uomo vuoto, in realtà Bartleby è un uomo che è stato svuotato da ciò che è stata la sua vita. Una vita che gli ha insegnato che tutto corre verso la morte, proprio come quelle lettere che per lungo tempo si è trovato a dover smistare, lettere cariche di speranza mai giunte ad alcun destinatario. L'incontro tra l'avvocato e lo scrivano si apre con un'iniziale distanza tra i due; l'avvocato sulle prime non riesce a comprendere il mondo che Bartleby racchiude in sé ma riesce a cogliere solo quello che lo scrivano fa emergere attraverso i suoi scarni preferirei di no; a mano a mano che il rapporto procede, però, l'avvocato inizia a subire il curioso fascino di quest'uomo silenzioso.
Bartleby lo scrivano, come altri esempi letterari sul Doppelganger, racchiude in sé l'intollerabile presentimento dell'alterità come elemento destabilizzante. La storia inizia proprio quando l'altro irrompe, con le caratteristiche di un'allucinazione, nella vita dell'avvocato, protagonista del racconto. La persecutorietà, il parassitismo depressivo e la prepotenza con cui il doppio (Bartleby) impone la propria presenza è la strategia che l'autore utilizza per riuscire a mettere in scena il dramma dell'umanità. Giacché tutta l'umanità vi è rappresentata: la soggettività razionale retta da un eccessivo principio di realtà (avvocato), la furiosa passionalità di una vita inconsapevole (Turkey) tentano il doloroso ricongiungimento con la propria Ombra; con la componente dell'umanità che loro stessi celano. All'avvocato in particolare è richiesta un'apertura all'amore esistenziale che, prescindendo da quello classista e caritatevole, realizza un graduale avvicinamento alla propria imperfetta umanità. L'ombra attacca l'antica e rassicurante immagine narcisistica del protagonista e la ferisce mostrando i difetti e le difficoltà sclerotizzanti di accogliere gli altri dentro di sé: la più grande piaga che infetta le relazioni umane nelle micro come nelle macro strutture. Ecco, forse l'aspetto più scandaloso, ma anche liberatorio, dell'Ombra è proprio questo: riappropriarsi attraverso di essa della capacità di dissentire e di correre il rischio del caos che nasce dall'accettazione dell'altro. La pace che ci consente di fare con la depressione che si cela dietro ad ogni narcisismo individuale e collettivo dell'apparire.
Alberto Dall'Abaco, Denis Fontanari, Irene Lamponi e Christian Renzicchi, si sono formati alla Scuola di Recitazione Giovanni Poli presso il Teatro a l'Avogaria di Venezia. Marzia Todero, poetessa, scrittrice trentina, ha pubblicato La poetica della follia, Mistika, La poetica dei cicli, per il teatro ha scritto Unam Sanctam, La quarta poetica.
organizzazione: Associazione OZ