Belarus. L’enigma Lukashenka
In questi giorni la tensione permane elevata al confine tra Belarus e i due stati NATO di Lituania e Polonia. Da una parte per i pericoli derivanti dalla presenza in Belarus di diverse migliaia di mercenari del Gruppo Wagner, dall’altra per le manovre militari ordinate da Minsk.
Mercenari della Wagner e manovre militari che si tengono nell’Hrodna voblast, vicino al corridoio di Suwałki, che unisce la Polonia alle tre repubbliche (NATO) del Baltico e separa la Belarus dall’exclave russa dell’oblast’ di Kaliningrad, e fanno seguito alle infelici allusioni del presidente Alyaksandr Lukashenka sui “ragazzi della Wagner” difficili da tenere sotto controllo e alla violazione a bassa quota dello spazio aereo polacco da parte di due elicotteri militari della Belarus.
Manovre militari al confine iniziate lunedì per le quali il Ministero della difesa di Minsk ha fatto sapere che si basano sull’esperienza dell’“operazione militare speciale”, termine con cui in Russia si chiama la guerra di aggressione all’Ucraina. Manovre nel corso delle quali sono impiegati anche droni e vengono attuate operazioni congiunte e di “stretta interazione” tra reparti di carristi e unità meccanizzate di altre branche delle forze armate.
Ma queste non sono le uniche notizie che arrivano sulle pagine degli esteri dei quotidiani internazionali e quelli italiani.
Paese negletto, di Belarus si è molto parlato nell’ultimo paio di mesi, a partire dalla “marcia su Mosca” di alcune migliaia di uomini della Wagner di Evgenii Prigozhin, iniziata dopo la presa di Rostov sul Don e del suo strategico distretto militare, fondamentale per la logistica della guerra di aggressione all’Ucraina.
Una ribellione della creatura di Vladimir Putin, che ha portato il presidente russo a una precipitosa fuga dal Cremlino alla volta di un suo bunker nel Valdai. Putin, dopo averne denunciato il tradimento (“un colpo nella schiena”) ha minacciato Prigozhin della più severa punizione.
Ma dopo qualche ora, la più grave crisi che ha vissuto il sistema di potere di Putin e che lo ha esposto nella sua fragilità davanti ai russi e al mondo intero, è rientrata, grazie ad un sorprendente mediatore: nientemeno che il presidente Alyaksandr Lukashenka, l’uomo che fino a quel momento era visto solo come una marionetta nelle mani di Putin.
Lo stesso Lukashenka che ha chiesto (o è stato costretto a chiedere?) l’invio di armi nucleari russe nel suo paese, denuclearizzato alla fine dell’Unione Sovietica.
Questi e altri sono alcuni dei temi che questa sera Fernando Orlandi (Biblioteca Archivio del CSSEO) affronterà nel corso dell’incontro-dibattito “L’enigma Lukashenka”