Benedetta povertà? Provocazioni su chiesa e denaro
Intervista al Vescovo di Carpi Erio Castellucci
Erio Castellucci (Forlì 1930) è stato nominato vescovo della diocesi di Carpi da Papa Francesco il 7 dicembre scorso. Fino ad allora era “soltanto” l’arcivescovo di Modena-Nonantola, presidente della Commissione Episcopale della CEI per la fede.
Ora come allora Erio Castellucci preferisce esser chiamato Don Erio e non monsignor Castellucci.
Nel suo ‘Benedetta povertà’, pubblicato dalla EMI, e diventato un caso dentro la Chiesa, Don Erio si interroga su molte cose: esistono a suo parere tre diverse forme di povertà. Una da scegliere, la sobrietà; una da combattere, per ottenere equità; l’ultima da riscattare, per raggiungere la fraternità.
Il libro chiama in causa il rapporto fra fede e denaro: un rapporto stringente è difficile per la Chiesa stessa e per i credenti.
Alcuni hanno accusato questo libro di populismo, altri ritengono impossibile parlare di una Chiesa povera per i poveri. Abbiamo deciso di dare la parola al suo autore per meglio capire.
«Beati i poveri», dice Gesù. Ma la Bibbia chiede anche giustizia per gli ultimi e riscatto per gli oppressi. Dunque, la povertà è faccenda benedetta o maledetta? I poveri li avremo sempre con noi, afferma il vangelo: ma è un destino ineluttabile per alcuni non raggiungere un decente livello di vita?
In queste pagine, ricche di riferimenti biblici e di sapienza umana, Erio Castellucci ci aiuta a distinguere tre povertà diverse: una da scegliere, e si chiama sobrietà; una da combattere, per ottenere equità; e una da riscattare, per raggiungere la fraternità. Anche la chiesa è chiamata in causa: le sue ricchezze possono esistere solo per costruire condivisione, non per affermare prestigio o potere.
Il rapporto tra fede e denaro deve svilupparsi dentro una prospettiva evangelica, alla scuola di maestri come Francesco d’Assisi. «Ricordarsi dei poveri» significa non attaccarsi ai beni materiali, alla «roba», individualmente e come comunità, ma aprirsi alla fraternità. In definitiva, vuol dire «andare incontro a quei poveri che ci salveranno, perché risveglieranno in noi le energie migliori».
«La conversione economica è una delle più faticose. Oggi la testimonianza dei cristiani si gioca in buona parte sul rapporto con i beni» Erio Castellucci
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