Bergovski Quartet
Il Beregovski quartet propone un repertorio di brani della tradizione klezmer, la musica popolare degli ebrei ashkenaziti dell’Europa centro-orientale, che ha tramandato fino ad oggi una singolare contaminazione di repertori tradizionali romeni, polacchi, russi, ungheresi e balcanici.
Il quartetto prende il nome dall’emblematica figura di Moshe Beregovski (1892-1961), musicista autore di una monumentale ricerca sul patrimonio etnofonico ebraico ucraino. Il suo archivio, considerato distrutto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu invece portato dagli stessi tedeschi a Berlino per collocarlo - assieme ad altre collezioni di cultura ebraica - nell’istituendo museo dell’ebraismo estinto. Quando l’armata rossa entrò a Berlino, tutto quello che trovò di “russo” lo riportò in URSS, dove però rimase sepolto in polverosi scantinati fino al crollo del muro di Berlino. Nel 1990 l’archivio Beregovski venne ritrovato per caso in uno scantinato di Kiev e attualmente si trova nella biblioteca Vernatski (accademia scienze) di Kiev.
Il Beregovski quartet è formato da Rossana Caldini (violino), Renato Morelli (fisarmonica-chitarra), Christian Stanchina (tromba-flicorno soprano) e Fiorenzo Zeni (sax soprano-clarinetto).
Moshe Beregovski (1892-1961)
Violoncellista presso il Conservatorio di Kiev, riuscì con uno stratagemma a farsi finanziare dai bolscevichi il Dipartimento di ricerca sul folklore musicale ebraico presso l’Istituto della cultura proletaria ebraica di Kiev, dove fu nominato direttore nel 1929. Per avere delle sovvenzioni dal Governo dei Soviet Beregovski predispose un progetto mirato a raccogliere canti ebraici “rivoluzionari”. Ovviamente questa era solo una copertura; in realtà documentò a 360 gradi l’intero patrimonio etnofonico ebraico ucraino.
Nel 1941 tutto il suo archivio fu sequestrato (e creduto distrutto) dall’esercito tedesco.
Dopo la guerra Beregovski provò a ricostruire il Dipartimento che però venne chiuso definitivamente da Stalin nel 1950, in seguito alla recrudescenza dell’antisemitismo ebraico in URSS. Beregovski fu arrestato assieme a tutti gli altri collaboratori. Processato e accusato come “nazionalista ebraico borghese”, non fu condannato a morte ma ai lavori forzati per 10 anni nei gulag della Siberia.
Nel 1956 dopo morte di Stalin tornò distrutto dai campi e provò a farsi “riabilitare”, ma con Kruscev l’antisemitismo ritornò in modo massiccio.
Beregovski morì nel 1960 senza aver visto pubblicato nessuno dei suoi lavori.
Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti disponibili.
Per informazioni è possibilecontattare il Museo Diocesano Tridentino al numero 0461.234419.