Berlino del Terzo Millennio

Mostra fotografica

Fotografie di Giorgio Ceriani

Dopo innumerevoli incursioni in luoghi fisici e mentali più disparati del pianeta terra, Giorgio Ceriani è approdato a Berlino, la città del rinnovamento architettonico. Berlino ha lasciato alle proprie spalle la storia per diventare laboratorio di idee e nuove forme sperimentano l’esistenza incontrandosi, sovrapponendosi, utilizzando la terra ed il cielo come spazio di possibili relazioni inedite.Il fotografo ne coglie i particolari, trasformandoli in forme e colori, utilizzando uno sguardo che si avvicina molto a quello del pittore: ambedue sapienti giocatori e alchimisti di impasti. Giorgio Cerini però compie un ulteriore viaggio all’interno dei volumi, delle scansioni cromatiche. Non si accontenta della fisicità: vi cerca un Senso, come nelle architetture rurali, antiche ed esotiche, ritratti di luoghi antropologici, evidenziandone la capacità di orientare se stesso e l’intero universo. Ne approfitta per ritrovare, o rimarcare il bisogno di purezza, di essenzialità, ottenute attraverso il controllo totale di ogni procedimento, da quello ideativo a quello esecutivo. Le forme e i colori incontrati e assemblati diventano un presupposto, così come i particolari scandagliati nella loro anima: concorrono all’armonia dei segni. Tutti gli elementi della fotografia abbozzano un’anima, si svelano nelle linee perfette, negli incastri e puzzle. Anche quando i graffiti urbani coprono come vestiti le vetrine, le case ed i palazzi ricchi di storia e di memoria, presentandosi come caos, l’occhio sa apprezzarne lo spirito coagulante che conduce oltre la grammatica segnica. D’altronde non è dal caos che nasce la vita? Il caos è sempre e comunque germinativo. Cerini ne riconosce il filo di Arianna.L’obiettivo oscilla tra l’aspetto vitalizzante e organico e quello meditativo ed essenziale. Complici gli innovatori delle forme, architetti ed ingegneri che hanno trovato in Berlino il campo privilegiato per far cantare i materiali, per trasformare il cemento, il vetro, il ferro e l’acciaio in labirinti anatomici. Anche Giorgio Cerini trae dalle forme visibili ciò che è invisibile:lo spirito. La linea e il colore sono la realizzazione profana di una condotta “impeccabile”. Il clic diventa una sorta di rito religioso, un rito senza dèi se non il proprio bisogno di purezza. Ogni forma catturata produce una forza spirituale ed estetica al contempo. Le perfezioni, il piacere di osservare, di coglierne il profilo e l’essenza, sono altrettante somiglianze all’essere divino e alla sua presenza in tutte le cose.La fotografia di Cerini è un’arte animista perché svela la bellezza evidenziando l’ordine e la creazione delle cose. Un continuo rimando tra forma, volumi, vuoti e pieni, materia e spirito.La sua arte è arte creativa perché il modello è dentro di lui e là rimane come criterio di base. Berlino, la città del terzo millennio, la sua cultura, è scandagliata partendo da questo presupposto