Bitches Brew / Tacoma Narrows

Danza

Rosas (Belgio)
Bitches Brew / Tacoma Narrows
Prima nazionale

Nel corso di vent’anni d’attività alla guida del gruppo Rosas, Anne Teresa De Keersmaeker ha esplorato diverse strade rilanciando ad ogni creazione una sfida, vuoi indagando il dinamismo della forma, vuoi ‘avvicinando la danza al mondo’, applicando cioè forme espressive in linea con il teatrodanza. Ecco allora che, nel flusso creativo di De Keersmaeker si possono individuare due poli complementari: produzioni astratte e minimaliste ‘alla Lucinda Childs’ e opere che incorporano testi e proiezioni video più spiccatamente drammaturgiche.
Trait-d’union di un corpus di opere ricchissimo è il rapporto privilegiato con la musica. Per Anne Teresa De Keersmaeker danzare ‘sulla musica’ è ad ogni creazione comprendere i principi dell’organizzazione della partitura, studiarne la struttura fino a lasciare che contamini la coreografia. Da Bach (Toccata, ’93) a Schönberg (Verklärte Nacht), da Bartók (Hertog Blauwbaards burcht, ‘98) a Monteverdi, fino alle collaborazioni con Steve Reich, Joan Baez e Thierry De Mey, la coreografa belga ha esplorato la coreografia attraverso la struttura musicale e, laddove le due partiture nascono coeve, l’accordo tra la coreografa e il compositore è totale, come nel caso della collaborazione con Thierry De Mey per Rosas Danst Rosas e del più recente Drumming in cui il binomio con Steve Reich diviene tematico ed espressivo.

In questa nuova tappa del suo percorso, De Keersmaker è stata conquistata dalla musica jazz. Non è la prima volta che la coreografa introduce il jazz nei suoi spettacoli, l’ensemble Aka Moon, ad esempio, era apparso live in In real time e Fabrizio Cassol aveva improvvisato con il Dj Grezzhoppa in I Said I. Ma è in assoluto la prima volta che il jazz attraversa un intero spettacolo. Bitches Brew/Tacoma Narrows l’ultima sua fatica, che ha debuttato lo scorso giugno a Bruxelles e che Oriente Occidente ospita in prima italiana, si ispira al jazz nutrito di rock del grande trombettista Miles Davis e ne mutua il titolo da un suo album culto.

Bitches Brew, l’album doppio di Davis, nasceva esattamente due giorni dopo Woodstock, nell’agosto del 1969, in una sala prove. Circondato da tredici musicisti d’eccezione, Davis propose loro un numero ridotto di accordi e qualche pulsione ritmica, base sulla quale si misero a improvvisare per tre giorni consecutivi. Il materiale scaturito venne registrato in tempo reale. Nacque così questo inclassificabile album, frutto dell’improvvisazione e della rabbia, sintomatico di un tumulto politico e sociale. La storia annota infatti in quegli anni gli assassini di John e Robert Kennedy, di Martin Luther King, le lotte contro il razzismo da parte dei movimenti afro-americani e soprattutto la guerra del Vietman. De Keersmaeker dal canto suo recupera questo stato d’animo tracciando un ponte con il passato: “E’ la prima volta -constata la coreografa- dalla fine degli anni ’60, che si verificano grandi mobilitazioni di massa contro la guerra”. Parallelamente l’incontro con il jazz di Miles Davis ha permesso a De Keersmaeker di radicalizzare una linea di ricerca intrapresa negli ultimi anni incentrata sull’improvvisazione. Sulla base di questo album ‘ad alto voltaggio’ De Keersmaker ha cercato una nuova ‘materia danza’ attraversata da echi di dancing steps di vecchi film jazz, di hip hop e di danza africana. Il punto di partenza della creazione è una sola frase coreografica che i danzatori declinano all’infinito alternando la velocità, gli accenti, le direzioni. Un lavoro arduo per i danzatori dato che ogni movimento prende forma nel suo farsi e rifarsi, che sorge sulla nozione di libertà individuale e che necessariamente si deve tradurre in una leggibilità di gruppo della partitura coreografica. Non è un caso che ciascuno dei tredici strumenti sia legato a uno dei tredici danzatori della compagnia e che, seguendo la partitura musicale, gli interpreti si separino per danzare degli assoli, costituiscano un duetto, un trio e formazioni più numerose fino ad arrivare all’unisono.

Bitches Brew/Tacoma Narrows è un lavoro profondamente legato all’immagine del mondo che la coreografa ha in questo momento e a un interrogativo preciso della sua mente: “Un sistema quanto caos e disordine può sopportare prima di esplodere?”.

Infine, la seconda parte del titolo. L’autrice ha voluto dare due nomi a questa creazione, separati da un segno grafico (uno slash) l’uno dall’altro. L’interpretazione della seconda parte apre una nuova chiave di lettura alla pièce, altrettanto determinante della prima: la drammaturgia della fragilità. Tacoma Narrows infatti, è un rimando al Tacoma Narrows Bridge, un bellissimo ponte dello Stato di Washington crollato nel 1940 sotto l’effetto di una violenta raffica di vento. De Keersmaeker, che ha una concezione algebrica del movimento e una predilezione per la struttura, non dimentica in questo lavoro che tutto può essere precario, fragile, spezzato.


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