Blanco. Visions of Blindness
Rovereto Immagini
Mostre
La mostra Blanco. Visions of Blindness a cura di Giovanna Calvenzi, dal 17 settembre è negli spazi espositivi del mezzanino del Mart. Un progetto di Stefano De Luigi nell'ambito del festival di fotografia "Rovereto Immagini 2011"
Stefano De Luigi è un fotografo internazionale di estrazione giornalistica da tempo impegnato in unanalisi sulla fabbricazione e alla fascinazione delle immagini, come scrive Philippe Dagen nel testo critico di presentazione della mostra.
Dopo aver indagato i mondi della televisione, del cinema e della pornografia, con Blanco De Luigi ha sviluppato un lavoro ancora legato al tema della visione, del dolore e della percezione dello sguardo altrui, ma con soggetti molto particolari: sono immagini di persone non vedenti, ritratte nellarco di quattro anni, dal 2003 al 2007 in India, Cina, Africa e Europa dellEst.
Blanco è in un certo senso la risposta alla domanda fondamentale implicita in queste foto: Che colore ha la cecità?.
Per Stefano De Luigi tuttavia la ricerca non è solo svolta su aspetti formali, ma riguarda questioni complesse di carattere etico: Come fanno i ciechi a mostrare gioia, felicità, irritazione, dolore, sofferenza, pena, rimpianto? Lassenza della vista significa assenza di complicità con il fotografo?
Sono domande che segnalano loriginalità della ricerca di De Luigi. Il modo di raccontare in immagini di Stefano De Luigi scrive Giovanna Calvenzi nel testo in catalogo si riconduce alla scuola nobile del giornalismo fotografico ma le realtà che si trova ad affrontare lo stimolano a cercare una strada che gli consenta di testimoniare per suggestioni, per avvicinamenti che evitino la compassione ma anche la denuncia. Sa che il riflesso di sopravvivenza più diffuso è di chiudere gli occhi davanti a unevidenza che ci turba, di fingere di non vedere quello che ci potrebbe ferire e, in estrema sintesi, di accettare la trasformazione della realtà in unimmagine che metabolizzi e renda accettabile il dolore, che allontani i rischi di immedesimazione, immagini dalla cui forza di verità ci dobbiamo difendere per sopravvivere. Il muro di protezione dalle emozioni che le fotografie più aspre e dirette ci costringono a costruire doveva e poteva essere sgretolato solo da immagini meno dirette, più difficili e capaci di smuovere, di coinvolgere, di informare e turbare.
Stefano De Luigi è fotografo professionista dal 1988. Nel 1990 si trasferisce a Parigi, dove viene incaricato dal Musée du Louvre di illustrare la trasformazione del museo in occasione del suo bicentenario. In quello stesso periodo realizza numerosi reportage per la stampa francese e internazionale. I lavori di questi anni vengono esposti al Festival di Edimburgo (1988), all'Espace Carrousel du Louvre (1993), al Festival di Arles (1996), al Festival da Imagem di Braga (2001). Nel 1997 viene invitato a partecipare al "Master Class" della Fondazione World Press Photo e due anni dopo verrà premiato dalla stessa nella categoria "Art Stories" per il suo lavoro sulla moda. Nel 2000 riceve la "Honorable Mention" del premio Leica Oskar Barnack Awards e una selezione dei suoi reportage è proiettata al Festival di Arles. Nel frattempo partecipa anche a numerose mostre collettive: "Eurogeneration" a Palazzo Reale di Milano e al Museo di Roma in Trastevere, e "Fotogiornalismo italiano" alla Fondazione per la fotografia di Torino e "Beijing In&Out", Triennale Bovisa, Milano, 2007. Con il libro Pornoland vince il premio "Marco Bastianelli" del 2005. Tra il 2003 e il 2007, in collaborazione con CBM, realizza il progetto Blindness con il patrocinio di Vision 2020 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e ha vinto il W. E. Smith Fellowship Grant, edizione 2007. Nel 2006 Stefano De Luigi intraprende il progetto "Cinema Mundi", che racconta il mondo del cinema alternativo a quello commerciale di Hollywood, progetto a tappe in Cina, Russia, Iran, Argentina, Nigeria, India e Corea del Sud. Trasformato in un cortometraggio, "Cinema Mundi" è proiettato al Festival di Locarno nell'agosto 2007. Nel 2008 si aggiudica il secondo posto nella categoria "Arts / Single" del World Press Photo. Nel 2009 De Luigi è premiato per un reportage sugli ex bambini soldato in Liberia dalla Soros Foundation (OSI) ed espone il suo lavoro a New York e Washington. Nel 2010 per un reportage sulla siccità in Kenya ottiene di nuovo il secondo posto del World Press Photo nella categoria Contemporary Issue. Nell'aprile del 2010 esce il libro Blanco, edizioni Trolleybooks, con il progetto sulla cecità e inaugura la prima mostra "Blanco - Visions of Blindness" presso la galleria VII a New York e successivamente alla Galleria 10b di Roma.
Nel 2010 riceve il Getty Grant for Photojournalism per il nuovo progetto sull'Africa "T.I.A. This is Africa". Nel 2010 con T.I.A, vince anche il primo premio del Days Japan International Press Prize. Nel 2011 il video "Blanco" si aggiudica il First Prize Multimedia alla Hope for a Healthy World competion e il 2° premio al World Press Multimedia Contest. Il libro "Blanco" vince il POYi, Best Photography Book of the year. I suoi reportages sono pubblicati dai più importanti magazines internazionali: Newsweek, Stern, Paris Match, le Monde, Time, New Yorker, EyeMazing, Geo, Internazionale, lEspresso. Dal 2008 fa parte dellagenzia americana VII. Vive a Milano.
organizzazione: Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto