C'era una volta
Natale nel Tennese
Rivivono nell' opera di Gian il Camponese i vecchi mestieri, alcuni dei quali ormai scomparsi, altri in via di estinzione, i cestai, gli scalpellini, gli stagnini, gli impagliatori di sedie, i mugnai dei mulini ad acqua, i fabbri, i calzolai e tanti altri che praticano mestieri di cui si sta perdendo la memoria ritornano in quadri ricchi, pieni di fatti, raccogliendo quel senso profondo dell'esperienza vitale, sentimentale e conoscitiva che è alla base non solo dell' operazione artistica, ma anche di ogni attività artigianale.
Con una fondamentale presa di coscienza, insieme lucidissima e scandita, l'artista fa un riesame di particolari lavori, di vicende degli altri che riguardano tutti. Questi personaggi artefici di una ritualità quotidiana, di una pratica artigianale che si presenta con la sua carica di segreto, si impongono come figure di rilevanza inattesa, come immagini non prive di rappresentazione. La narrazione riesce a trovare sempre la verità dei fatti, recuperando la tradizione, la cultura del passato anche dal punto di vista dello stile, grazie a una pittura realistica che vuole stabilire un rapporto sereno con i valori autentici. Il linguaggio si impone come desiderio di sincerità, come gioia di ideali di cui il pittore vuole mantenere, con calda sensibilità e più a lungo possibile, il ricordo. La costruzione dell'opera, attraverso un meticoloso disegno, dettagli e una coloritura dolce, da garanzia alle forme e, quindi, al racconto mai distaccato in cui sono calati gesti ed atteggiamenti di singolari personaggi, le cui vicende private vengono proiettate in una dimensione universale.
Ma il Camponese sa essere vicino anche alla sensibilità moderna del "fare arte", con il tocco quasi immediato che scopre con felicità gli aspetti più semplici della natura in una costante esaltazione ed aristocrazia cromatica e in immagini gentili di grazia particolare. La pennellata mantiene la sua gioiosa freschezza anche quando l'artista coglie il lavoro dei campi, la fienagione e il traino delle slitte. Si avverte la presenza umana che non è qualcosa di diverso, di "impersonale", perché fa parte della piacevole quiete del paesaggio. Una sorta di "panismo", quindi, per la partecipazione lirica dell'uomo alle mutazioni della natura espressa in una forma trepida, estremamente sensibile e grondante di poesia.
(Tratto da una prefazione di Michele Fuoco)
Gian il Camponese, vive ed opera a Modena e a Campone (PN) (da qui il suo pseudonimo). Partecipa alla vita artistica nazionale ed internazionale. Fonda nel 1969 il Gruppo Artistico "i 30" del quale è ancora a capo e, nel 1975, il Circolo degli Artisti di Modena. Membro di Associazioni e Accademie di Scienze, Lettere Arti in Italia, Svizzera, Canada e U.S.A. Dirige il Centro Studi "L.A. MURATORI" di Modena. Critici e pubblicazioni di vari stati parlano della sua attività artistica. Ha allestito numerose personali e partecipato a rassegne e premi in Italia e all'estero: Bonn, Monaco, Strasburgo, Parigi, Londra, Malta Siviglia, NevvYork, Salisburgo, Lisbona, Vancouver, Toronto, Città del Messico, Victoria (Isole Seichelles), Hong Kong, Tokyo, Kyoto, Stoccolma, Linz... Nel 1988 allestisce una grande mostra dal titolo "Pesare e dintorni" nella Sala Laurana del Palazzo Ducale di questa città. Sempre nel 1988, in occasione dell'incontro internazionale "Friuli nel mondo", allestisce una mostra personale nella "Villa Olmo" di Corno dal titolo "omaggio al Friuli". Nel 1989 a Figueras (Spagna) gli viene assegnato il Premio Mondiale "Salvador Dalì" per l'alto livello culturale contenuto nella sua espressione artistica, dalla Sociedad Espanola de Editores y Artistas di Madrid e dal Centro Europeo Iniziative Culturali di Roma. Nello stesso anno espone dieci opere nella sede del Foyer International d'Accueil di Parigi, in occasione del "Centenario della Tour EiffelI889-1989" viene proclamato "Laureai" e gli viene assegnato il primo premio per il paesaggio del "Grand Prix International du Centenaire". Nel 1990 è invitato al "Premio Hellas" di Atene (Grecia). Nel 1992 allestisce la mostra personale "Itinerario Modena-Linz" nell'ambito del gemellaggio fra le due città. Nel 1995 partecipa a "Italian Contemporary Art Exibition a Melboume in Australia esponendo al Royal Exibition Building e all'Istituto Italiano di Cultura. Nel 1996, sempre a Melbourbe alla National Gallery e a "A.C.A.F. 5" Australian Contemporary Art Fair e ad ARTEST, Incontri in Alpe Adria, Udine. Nel 1997 allestisce una mostra personale nella sede della Famée Furlane a New York. Nel 1998 con il titolo "La mia terra" espone nella sede della Famée Furlane di Toronto (Canada). Nel 1999 espone alla Sala Mostre del Teatro Euclide ai Parioli di Roma e sempre nel 1999, da una sua idea, viene edita l'Agenda "ROMA 2000" e una serie di medaglie dedicate al Giubileo. Nel 2000 viene edito il libro "Mestieri ed espedienti di una volta" scritto da Giovanni Santunione e illustrato con suoi dipinti. Nel 2001 espone a Mentone (F) al 4° Salon International de Peinture et Sculpture. Nel 2002 partecipa a "Incontri d' Arte" nel Chiostro di S. Paolo a Ferrara, alla mostra per l'"Anno Internazionale della montagna" a Modena, a "Museum-Parmainarte" a Parma, nella Villa della Fondazione Benzi-Zecchini in Caerano di San Marco (TV). Nel 2003 partecipa a "Fierarte" a Modena, alla Mostra "Ambiente e cultura della montagna" a Fiumalbo, a "Incontri d'arte nella Villa della Fondazone Berizi-Zecchini in Caerano di San Marco (TV).