Carlo Colli

"L' opera libera" a cura di Leonardo Conti e Claudio Tovazzi

Mostra , Mostra d'arte

Palazzo Libera e il Comune di Villa Lagarina ospitano “L’opera libera”, personale dedicata a Carlo Colli, artista ormai affermato nel panorama dell’arte contemporanea con presenze e acquisizioni anche museali come al Museo Pecci di Prato e al Camusac di Cassino.

Le venti opere in mostra appartengono ai recenti cicli “Skin” e “Recompose”, in cui emerge l’originalissima ricerca “su” carta dell’artista siciliano. In queste opere si può senz’altro dire che, anzi, la carta non sia neppure più un supporto, ma, in un’inedita fusione con la pittura, si mostra nella sua valenza oggettuale. Ogni carta è completamente ricoperta, fronte e retro, dalle percepibili pennellate di pittura monocroma, preparando così il paradosso di una superficie spessa, pronta a misurarsi con ogni azione dell’artista. Forse è proprio questo il primo dato poetico di questa ricerca: l’unione di pittura e carta per trascendere l’intramontabile dualismo di tecnica e supporto, creando una forma coesa che sia completamente immersa nell’ambiente in cui si mostra.

Ecco che nel ciclo “Skin” gli strappi, che per Colli sono ancora pittura, misurano lo scarto tra l’intenzione dell’artista e la resistenza del suo nuovo “corpo” pittorico. L’artista tenta una retta, due parallele, un cerchio, ma nello strapparsi ecco che la retta s’incurva, le parallele convergono, il cerchio si deforma: è l’imperfezione creativa, in cui l’immagine si
mostra nella propria purezza fenomenica, infinita approssimazione tra ideale e realtà. Nel ciclo “Recompose”, poi, Colli approfondisce la diretta corrispondenza, non solo tra opera e spazio, ma anche tra opera e interprete. L’artista strappa ancora la carta-pittura, d’istinto questa volta (pars destruens), senza preoccuparsi dell'estetica dello strappo come
avveniva in Skin; poi ricompone, come in un restauro, i vari pezzi utilizzando un largo nastro adesivo, di nuovo inteso come pittura: una pittura che compone e salva. Ne risulta un’architettura di strisce nere in rilievo che ricopre interamente gli strappi. “Recompose” sorge così, in una sovrapposizione di negazione e affermazione, distruzione
e costruzione, istinto e razionalità. L’opera è ora pronta per espandersi, è una potenza rattenuta che l’artista vuole indipendente da lui stesso: per questo “Recompose” è sempre affidata all’altro che verrà, a colui che l’allestirà sulla prima parete e in quelle che il tempo prepara. Le larghe strisce di nastro si possono prolungate indefinitamente al di fuori dei confini dell’opera, sia essa singola o multipla, interagendo con lo spazio e con
un’interpretazione sempre imprevista.

“Recompose” in questo modo, non sarà mai satura di senso (forse metafora per l’arte tout court) ma “opera libera” sempre in divenire, come l'idea che accompagna la ricerca di Carlo Colli.

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organizzazione: Comune di Villa Lagarina