Carnevale di Valfloriana 2002

Manifestazioni ed eventi

Il motivo erotico è largamente presente in tutti i carnevali arcaici, dove il matrimonio e il fidanzamento costituiscono da sempre materiali fra i più duttili alla drammatizzazione rituale. Il corteo mascherato del Carnevale di Valfloriana, itinerante attraverso le tredici frazioni che compongono il comune, prevede una serie di personaggi che sono, nell’ordine: i Matoci, gli Arlecchini, i Sonatori, la coppia di Sposi con la Bela, i Paiaci.
I Matoci sono i primi ad arrivare in paese, uno alla volta, annunciando la loro venuta con un grosso campanello fissato ad una cintura stretta intorno ai fianchi, camminano in modo irregolare e grottesco, facendo inchini strampalati ed improvvisi. Il loro costume è un abito comune sul quale sono cuciti in vario modo pizzi, nastri colorati, fiocchi, coccarde. La testa è avvolta da un fazzoletto variopinto mente il viso è coperto dalla tradizionale mascherina lignea, detta facera, opera degli artigiani locali.
Seguono gli Arlecchini, che hanno il compito di precedere il corteo nuziale eseguendo la loro danza tradizionale. Il loro costume prevede un fondo bianco (camicia, gonnellino, pantaloni) sul quale vengono cuciti nastri colorati, pizzi. Gli Arlecchini hanno la testa coperta da un fazzoletto colorato e calzano un copricapo (capucc) slanciato e a forma conica. Ogni arlecchino tiene tra le mani un fazzoletto colorato che fa volteggiare con grazia in relazione alle varie figurazioni coreutiche, suggerite dalle fisarmoniche dei Sonatori.
Dopo gli arlecchini troviamo la Bela (un uomo mascherato da sposa) e lo Spos (una donna mascherata da uomo) e tutto il corteo nuziale. I componenti di questa comitiva sono mascherati liberamente.
Il corteo è infine concluso dai Paiaci con le tradizionali maschere lignee da "brutto". Scomposti e grotteschi, hanno il compito di far ridere la gente.
Quando le mascherine arrivano in paese trovano la strada sbarrata da alcuni paesani che li sottopongono al Contest (contrasto-contraddittorio), una serie incalzante di domande bizzarre e strampalate, piene di metafore erotiche e politiche.
La mascherata termina nel taro pomeriggio a Casatta, con l’ennesima bevuta di vin brulé ed il ballo finale.