Cenerentola

Danza

Trento a Teatro
InDanza

Lunedì 26 dicembre al Teatro Sociale alle ore 20,30 andrà in scena un grande classico rivisitato in chiave moderna. La Cenerentola con le coreografie Fabrizio Monteverde su musica di Friedrich Haendel.

Balletto di Roma
Consorzio Nazionale del Balletto
Cenerentola
Direzione Artistica Walter Zappolini
Regia e Coreografia Fabrizio Monteverde
Musica di G. F. Haendel
Cenerentola Azzurra Schena

Può esistere una Cenerentola a teatro senza la musica di Prokofiev ? Certamente. Ne è la prova la ormai celeberrima versione “tutta italiana” firmata da Fabrizio Monteverde nel 2006 per il Balletto di Roma, tra le più note e prestigiose compagnie del nostro Paese diretta da Walter Zappolini.
Da autentico e sensibile coreo-registra qual è, Fabrizio Monteverde ha dato vita a una Cenerentola di umanissima sensibilità tralasciando la galeotta partitura del compositore sovietico a favore di un accattivante collage di pagine di Georg Friedrich Händel. Del compositore tedesco vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento il coreografo sceglie con maestria estratti di opere, sinfonie, concerti e celeberrime arie allo scopo di infondere forza emotiva alla sua danza, di per sé già lirica e trascendente.
Cambio di musica sì, ma non di libretto. La “fiaba delle fiabe” dei fratelli Grimm è qui rintracciabile nelle sue linee guida. Cenerentola, la matrigna, le sorellastre, i soprusi, le ingiustizie e le malvagità che dominano i loro rapporti, così come l’amore improvviso e insperato che riporta giustizia alla fine non sono stati tralasciati. Eppure questa Cenerentola ha un sapore tutto nuovo. Sono la messa in scena, l’idea registica e scenografica, gli austeri costumi firmati da Santi Rinciari a restituirne un’atmosfera e un’ambientazione di fascino inusuale.
Ambientata in una sorta di ospedale psichiatrico, dove i letti sono dapprima sbarre (utili anche per l’allenamento quotidiano alla danza), poi specchi e infine platea da cui assistere esterrefatti al trionfo del Bene sul Male, questa versione apre una finestra sulla nostra società, sui travagli psicologici e sulle negatività spesso celate all’esterno degli ambienti familiari.
La partitura coreografica è in pieno stile Monteverde: un “classico corrotto” – come ama definirlo l’autore – personalissimo e virtuoso cesellato su ciascun danzatore della compagnia romana. La narrazione è intensa pur nell’astrazione: è la danza ricca di inventiva, costruita per flussi emotivi, a restituire tutte le sfumature dell’animo senza fronzoli. Così il racconto coreografico ricco di intuizioni si dispiega nell’alternanza di scene corali e passi a due in un’atmosfera triste di anime sofferenti. Ma alla fine la “favola” trionfa. Il Bene come la Verità (quella Verità che solo i matti, nella tradizione teatrale, riescono a raccontare) si impongono, aprendo un varco alla speranza.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara