Chi è l'uomo perchè te ne curi? Il contributo delle neuroscienze

Convegno

Relatori: Giovanni Strafellini, Università di Trento
Massimo Gandolfini, neurochirurgo, consultore cause dei santi, vice nazionale di Scienza & Vita

Il tema del rapporto mente-cervello è oggi di grande moda grazie all'esplosione delle neuroscienze, ma in verità non fa altro che riproporre un tema antico: quello del rapporto tra anima e corpo.
Accade dunque che oggi teologia, filosofia e neuroscienze dialoghino tra loro proprio su questo che rimane il più grande mistero dell'universo: la mente dell'uomo.
L'Istituto Sacro Cuore, scuola cattolica paritaria di Trento, ha voluto affrontare il tema con l'aiuto di due grandi esperti, il professor Giovanni Strafellini, dell'Università di Trento, e il prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo e neuroscienziato, e vice presidente nazionale di Scienza e Vita.
In particolare Giovanni Strafellini è autore di "L'Anima e i confini dell'umano. Tra scienza, fede e bioetica" (Il Margine), nel quale si dimostra che per la scienza sperimentale si può dire dell'anima quello che avevano già capito secoli orsono filosofi e teologi che non possedevano certo gli strumenti di indagine odierni, e che nulla sapevano delle neuroscienze. Nelle creature viventi, in tutte, esiste un certo grado di coscienza, a seconda della loro complessità. Si potrebbe, per capirci, disegnare un "cono di coscienza" che va via via allargandosi nel passaggio dalle piante e dai virus sino alla persona adulta. Aristotele avrebbe detto che le prime possiedono un'anima vegetativa, gli animali un'anima sensitiva, mentre le persone un'anima intellettiva. Ma tra l'anima di una pianta e quella di un uomo esiste solo una differenza quantitativa? E' solo questione di una differenza di grado o vi è anche una differenza qualitativa? Straffelini ammette i dubbi della scienza, il nostro essere ancora lontani dal sapere qualcosa di definitivo sulla natura dell'anima, ma sottolinea come molti studi portino a propendere per una differenza di qualità, come tale incolmabile. L'anima e Dio rimangono dunque questioni all'ordine del giorno.
Massimo Gandolfini è invece autore di un testo in uscita in questi giorni, I Volti della coscienza (Cantagalli): un lavoro scientifico, e nello stesso tempo divulgativo, in cui si giunge alla conclusione secondo cui "il cervello è organo necessario ma non sufficiente per spiegare la coscienza". A tale affermazione, in perfetto accordo con secoli di pensiero filosofico sull'uomo e la sua natura anfibia, si perviene dopo vari capitoli "tecnici" dedicati allo "stato vegetativo", allo "stato di minima coscienza", a "neuroimaging e stato vegetativo", a "neuroimaging e attività cerebrale"… Alla fine del percorso scientifico, in un capitolo intitolato "Coscienza e cervello", Gandolfini conclude: "un rigido meccanicismo che sostenga apoditticamente che la coscienza è il 'prodotto' del cervello induce all'errore di confondere 'causa strumentale' (o 'mezzo') e 'causa formale' (o 'causa vera'), secondo l'insegnamento classico di Socrate a Cebete..."