Ci sono anche dei castelli contro i barbari...

Convegno

XII Settimana della Cultura

In-certe realtà archeologiche nelle Alpi e sulle Alpi trentine

Enrico Cavada, Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia Autonoma di Trento

Sulle montagne a nord del Lago di Garda il sito archeologico di monte san Martino nel Lomaso sta rivelando le vestigia di un imponente castello-fortezza realizzato alla fine dell’Impero romano d’occidente e poi completamente abbandonato e dimenticato dalla Storia. L’incontro presenta in anteprima i risultati di questa ricerca e le prime interpretazioni possibili sul piano materiale, culturale e storico.

Nell’ambito della XII Settimana della Cultura, venerdì 23 aprile alle ore 17.30, il S.A.S.S., Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento sotto piazza Battisti, ospita l’incontro “Ci sono anche dei castelli contro i barbari… (in)Certe realtà archeologiche nelle Alpi e sulle Alpi trentine”, tenuto da Enrico Cavada archeologo della Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento. Protagonista sarà il sito archeologico di monte San Martino nel Lomaso, sulle montagne a nord del Lago di Garda, dove dopo secoli di oblio sta lentamente tornando alla luce un imponente castello-fortezza realizzato alla fine dell’Impero romano d’occidente e poi completamente abbandonato e dimenticato dalla Storia.

Dopo averlo identificato una decina di anni fa, l’incontro presenta lo scavo archeologico e le prime interpretazioni possibili sul piano materiale, culturale e storico. Si tratta di un’attività di ricerca ampia e di largo coinvolgimento internazionale. L’area del monte di San Martino è un vero e proprio laboratorio archeologico che ha come obiettivo il recupero e l’interpretazione di un luogo fortificato al tramonto del mondo romano ed ereditato da Ostrogoti e Longobardi. Un castello del quale si sta rivelando la complessità, circondato come risulta di mura ben fatte con bastioni e torri, servito da vie di accesso controllate, dotato di fabbricati e spazi di attività interni, arroccati su una montagna protetta da strapiombi di roccia. Le ragioni di questo luogo sono state militari, per fermare i barbari (ma quali barbari?), ma anche altre: di natura logistica e strategica ad esempio. Nell’incontro si presenteranno i reperti e le prime ipotesi interpretative all’interno di un quadro storico e sociale più ampio, nel quale la catena alpina è stata frontiera, come mai in precedenza. Poi, mentre attorno il bosco riconquistava inesorabile l’intera fortezza, un solo segno di essa é sopravvissuto: una chiesa intitolata a San Martino, eretta nel punto più alto, modesta nelle dimensioni, quale fedele riproduzione di un mausoleo funerario. Perso questo originale significato, essa ha assunto quello di chiesa di strada servita a pellegrini, viandanti, migranti, ma ancor più ai popolani delle terre più in basso: contadini/pastori che dal bosco per generazioni hanno tratto sostentamento. Poi tutto è terminato fino alle recenti scoperte degli studiosi.

Informazioni:
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