Cielo nero
Protagonisti controvoglia di una storia tragica infinitamente più grande di loro, Efisio e Antioco Mereu sono testimoni silenziosi della rovina di quegli anni, della follia dell'Italia fascista e del delirio collettivo di cui si ammalò il popolo italiano.
Cada Die Teatro
Di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu
con Pierpaolo Piludu
voci bimbi registrate Luca Pisano e Ousseynou Seck
disegno luci Giovanni Schirru
sonorizzazione Matteo Sanna
regia Mauro Mou
Ortiche. È strano, giocare alle ortiche. Ma ai bimbi di Cagliari, negli anni Venti, piaceva molto: vince chi resiste più a lungo a piedi e gambe nude in mezzo alle ortiche.
Sono gemelli, Efisio e Antioco Mereu, e questo racconto li accompagna dai cinque ai trent'anni. Due gemelli che più gemelli di così non si può: si scambiano alle interrogazioni, e pure le ragazze, si scambiano. Eppure sono diversissimi. Efisio è un buono, è riflessivo, incapace di prendere grandi decisioni, studia filosofia, fa il pittore; Antioco è l'opposto: studiare non gli piace, preferisce il lavoro fisico.
Se il primo è indifferente al fascismo che si avvicina, il secondo è anarchico e antifascista nell'animo. Uno è fortunato, l'altro un po' meno. Efisio finisce in Marina e quando scoppia la guerra, la vive al sicuro sul lungo mare di Cagliari, mentre Antioco finisce sul fronte peggiore che ci sia, la Russia.
Fino al '43, quando anche Efisio – insieme a tutta Cagliari – scopre il dolore e il sangue dei bombardamenti americani. La strada verso casa, una casa completamente devastata dalle bombe, dalla fame e dai lutti, sarà molto dura, e quando i sopravvissuti si ritroveranno, quello che li aspetta sarà una grande sorpresa.
“Volevamo raccontare i bombardamenti di Cagliari del '43, io Pierpaolo e Mauro, ma – studiando quegli anni, le testimonianze e subendo il fascino di Cagliari, della Storia e di tutta la Sardegna – è bastato poco per capire che dovevamo raccontare un arco più grande, e una geografia più estesa: geografia di paesi e città, ma soprattutto di uomini e donne che non vogliamo dimenticare.
Protagonisti controvoglia di una storia tragica infinitamente più grande di loro, Efisio e Antioco Mereu sono testimoni silenziosi della rovina di quegli anni, della follia dell'Italia fascista e del delirio collettivo di cui si ammalò il popolo italiano. Testimoni muti, senza voce e senza peso, soldatini di piombo, carne da macello che tutto ha visto e ancora si domanda perché.
Un film in presa diretta, un folle volo lungo venticinque anni, dove si torna da una guerra e si parte per un'altra, ci si innamora e si fa a botte, si gioca, si ride e si fa l'amore: insomma si diventa adulti, si soffre di gelosia e solitudine, si seppelliscono i propri cari e una città bellissima e amata diventa un cumulo di macerie. Tutto in un presente continuo dove retorica ed eroismo non hanno spazio, perché la vita è più dura di quello che cantano i poeti, la guerra fa schifo, e non c'è gloria per chi sopravvive né – soprattutto – per chi alla “patria” ha sacrificato la vita.”
Francesco Niccolini