Comando Panama. Robert Musil, l'esercito austro-ungarico e la letteratura

Convegno

Mercoledì 12 ottobre 2011, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza l’incontro-dibattito Comando Panama. Robert Musil, l’esercito austro-ungarico e la letteratura. Interviene Massimo Libardi.

Nella cultura absburgica l’esercito ha rappresentato l’elemento unificatore dei popoli della Duplice monarchia. Hugo von Hofmannsthal scriveva nel 1914 che l’Austria aveva trovato il suo baricentro nell’esercito e Hermann Broch nei Sonnambuli definisce l’uniforme “la seconda più spessa pelle dell’uomo”.
Musil scrive nei suoi Diari che la guerra è la “grande esperienza” e nella Soldaten-Zeitung (il giornale militare di Bolzano che dirigeva) che è “qualcosa di immane”, che cambia per sempre le vite di chi vi ha partecipato. Tutti coloro che l’hanno vissuta ne hanno sottolineato l’incomunicabilità: si è trattato di un’esperienza per cui non esistevano le parole e i concetti adatti a coglierla. “Dio mio – esclama il protagonista del racconto il Merlo, dopo aver narrato alcune inesplicabili esperienze estatiche – è successo per l’appunto così e se ne conoscessi il senso, non avrei avuto bisogno di raccontarti nulla”.
La guerra è la più radicale confutazione dei valori certi trasmessi dall’esperienza. Al ritorno dal fronte i reduci non trovarono niente di “immutato fuorché le nuvole, e sotto di esse, in un campo magnetico di correnti ed esplosioni micidiali, il minuto e fragile corpo dell’uomo”. Per questo, argomenta Walter Beniamin, “la gente tornava dal fronte ammutolita, non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile”. E a sua volta Musil registra: “Eravamo dei cittadini laboriosi, siamo diventati degli assassini, dei macellai, dei ladri, degli incendiari e roba simile: eppure, in realtà, non abbiamo vissuto proprio nulla”.
La guerra rappresenta un momento importante nello sviluppo spirituale di Robert Musil e nella formazione della sua opera. Ma anche indipendentemente dalla guerra la vita e l’ambiente militare formano durevolmente la personalità di Musil: egli passa la sua adolescenza tra le mura del collegio militare di Mährisch-Weisskirchen e dopo la fine del conflitto trova occupazione presso il Ministero della guerra, dove si occupa, sul piano teorico, di questioni attinenti al riadeguamento dell’esercito austriaco dopo la disfatta [a breve, nella collana dei Working papers del CSSEO, pubblicheremo un contributo di Massimo Libardi, seguito dalla traduzione del testo musiliano sulla Psicotecnica]. Queste esperienze confluiscono nel capitolo dell’Uomo senza qualità: “Primo tentativo di diventare un uomo notevole”. Il suo stesso portamento – annoterà molti anni dopo la fine della Prima guerra mondiale Ignazio Silone – continuava ad essere marziale.
L’attività svolta presso il comando d’armata dell’arciduca Eugenio a Bolzano come redattore della Soldaten-Zeitung è trasfusa nell’Uomo senza qualità nel motivo dell’Azione Parallela, il falso centro, il vuoto intorno a cui ruota il romanzo. Questa espressione descrive una iniziativa sorta allo scopo di preparare i festeggiamenti del genetliaco dell’Imperatore e per trovare quindi un’idea centrale da celebrare quale fondamento della civiltà austriaca. All’Azione Parallela è strettamente legato il tema della Cacania, dell’ironica rappresentazione della morente civiltà austriaca, dei suoi difetti e della sua esemplarità.

Nei Diari il comando di Bolzano è chiamato “comando Panama”. L’espressione, nata con lo scandalo della costruzione del canale di Panama nel 1892-97, e sinonimo quindi di corruzione e d loschi maneggi politici, è adottata da Musil per indicare l’ambiente del comando e per prendere di mira l’intreccio guerra-affari-politica.
L’idea forza che caratterizza la direzione di Musil alla Soldaten-Zeitung, che dà organicità al giornale e a cui si conformano quasi tutti gli articoli dello scrittore, è quella del senso dello Stato. L’Austria, che esce da questi scritti è caratterizzata negativamente proprio da questa mancanza e dall’inesistenza di una cultura austriaca. Mancando il senso dello Stato, anche il concetto di “austriaco” è solo una finzione. Essere sudditi della duplice monarchia appare dalle pagine musiliane – poi trasfuse nell’Uomo senza qualità – una condizione estremamente difficile. Nessuno è in grado di rispondere semplicemente alla domanda: “Sono austriaco?” Si deve rispondere “Sono un cittadino dei regni e province rappresentati in Parlamento e non più esistenti – e quindi, anche per quel solo motivo, preferiva dire: sono polacco, cèco, italiano, friulano, ladino, sloveno, croato, serbo, slovacco, ruteno e valacco e questo era il cosiddetto nazionalismo”. Le difficoltà delle dizioni ufficiali per cui “quella parte della Monarchia non appartenente ai paesi della Sacra Corona ungherese o alla Bosnia-Erzegovina, non si chiama ‘Austria’, bensì ‘Regni e Paesi rappresentati nel Consiglio della Corona’, ‘Paesi del Consiglio della Corona’ o addirittura ‘Cisletania’!”, rende impossibile definirsi “austriaci” e - anche solo da un punto di vista linguistico – mantiene vive le nazionalità.

L’esperienza presso il comando di Bolzano non è stata ininfluente per l’elaborazione successiva anche se nella critica musiliana l’importanza dell’esperienza bellica è stata lungamente sottovalutata nonostante la grande mole di materiale che Musil ne ha tratto per la sua opera. L’esperienza bellica riveste un’importanza fondamentale sotto diversi punti di vista. La guerra “costituisce un catalizzatore fondamentale per trasformare alcune idee già precedentemente formatesi in un vero e proprio progetto di romanzo”. La guerra, questo caso-limite, una sorta di experimentum-crucis, pertanto si presenta come un “immane esperimento di massa”, dove queste idee e concezioni vengono messe alla prova. I risultati della riflessione trovano forma nei saggi del dopoguerra e alimentano la densa trama di abbozzi e progetti di romanzo che caratterizza quegli anni.

Questi temi vengono affrontati mercoledì 12 ottobre 2011, alle 17,30, a Trento (Sala degli affreschi della Biblioteca comunale, Via Roma 55), nell’incontro-dibattito Comando Panama. Robert Musil, l’esercito austro-ungarico e la letteratura. Interviene Massimo Libardi. L’incontro è organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale.

Bruno Grancelli insegna Sociologia economica all'Università di Trento. Si è sempre occupato – in un’ottica comparativa – di gestione dell’impresa sovietica e post-sovietica, di formazione dell’imprenditorialità e di sviluppo locale in Russia e nei paesi dell’Europa Orientale.
Leonardo Franchini ha operato diversi anni in Russia e si è occupato di traduzioni e di studi, prima sull'ambiente sovietico e poi russo. Collabora con diversi giornali per temi culturali.
Fernando Orlandi dirige il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale. Si occupa di storia della Guerra Fredda e del mondo comunista nel secondo dopoguerra.


organizzazione: Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale