Comedia Tempio

regia e coreografia di Josef Nadj
scenografia di Goury
musica di Stevan Kovacs Tickmayer
Uno spettacolo del Centre de Production Chorégraphique d'Orléans.
Coproduzione:Théatre de la Ville-Paris / Festival d'automne-Paris / Hebbel Theater - Berlin / Les Gémeaux - Sceaux-Scène Nationale, con la partecipazione di Alpha-FNAC

Josef Nadj è nato a Kanjiza, un piccolo paese chiuso in una enclave ungherese nella ex-Jugoslavia. Da bambino dipinge, da adolescente frequenta le Belle Arti e l’Università di Budapest, dove inizia quasi per caso a seguire corsi di teatro, ma studia anche le arti marziali. Su consiglio del suo insegnate lascia Budapest e si trasferisce a Parigi nel 1980. Aspirando al teatro, è a Parigi che Nadj scopre la danza e subito entra negli universi coreografici di Mark Tompkins, Catherine Diverres e Francois Verret, proseguendo la sua carriere tra Francia e Ungheria. Nel 1986 fonda la sua Compagnia. Nel 1987 crea la sua prima pièce Canard Pekinois, ispirata ai ricordi del suo villaggio natio.
Questo primo spettacolo lo porta subito in primo piano, suscitando entusiasmo, ma anche un quesito ricorrente: danza … teatro…?
La successiva, continua crescita artistica e di riconoscimento internazionale porta Nadj nel 1995 alla direzione del Centre Corèographique National d’Orléans.
Comedia Tempio è una sua creazione del 1990, che si ispira a Geza Csath (1887 - 1919), medico, psichiatra, scrittore d’avanguardia, disegnatore, compositore e critico d’arte ungherese. Una personalità intellettuale di spicco, morto a soli trent’anni in seguito anche alla scelta fatale di usare l’oppio per allargare la sensazione del tempo e raggiungere una percezione estrema dei minimi avvenimenti di ogni giorno.
Comedia Tempio ci catapulta in una casa di campagna tutta piena di porte nascoste, trappole, false finestre, dove due donne e otto uomini in nero, cappello e bombetta, non danzano né recitano, ma si lanciano in incredibili numeri di equilibrismo su tavole, sedie o plance. Una invenzione che non ha limiti, che riporta lo spettatore in una assurda casa d’infanzia.