Con la natura Giuseppe Sannicolò 1908-1994

Mostra

Giuseppe Sannicolò 1908 – 1994: è questo il titolo della mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento, che sarà inaugurata venerdì 16 novembre alle ore 18.00 presso gli spazi espositivi di Palazzo Trentini in via Manci a Trento.
Curata da Riccarda Turrina che ne ha anche realizzato il catalogo, potrà essere visitata fino al 7 dicembre dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00 e al sabato dalle 9.00 alle 12.00.

«La mostra che la Provincia autonoma di Trento ha voluto dedicare a Giuseppe Sannicolò – scrive nella sua prolusione al catalogo l'Assessore alla Cultura Franco Panizza – è un dovuto riconoscimento a un artista che ha vissuto intensamente la propria epoca a contatto con alcune personalità della cultura trentina, che hanno segnato la realtà locale e nazionale. È inoltre un’importante occasione per ricordare un eccellente acquarellista, ma anche grafico pubblicitario e musicista, che ha saputo interpretare con estrema poesia la bellezza della natura.
Affascinato, prima di tutto, dal paesaggio trentino, è riuscito a rendere nelle sue opere, che riflettono una particolare tensione creativa, l’incanto dei luoghi, la magia delle origini attraverso la freschezza del disegno e l’incidenza della luce. Fedele narratore della realtà, che esalta anche attraverso la cura del particolare, soprattutto quando realizza gli scorci di Trento Antica, è però anche un raffinato e sensibile comunicatore di emozioni; consapevole della propria dimensione umana e della vicinanza con la divina felicità, si lascia avvolgere dall’abbraccio della natura diventando tutt’uno con gli alberi, le rocce, l’acqua. Quando dipinge all’aperto non si accontenta di guardare, ma il suo stato d’animo si fa contemplativo e mentre interroga il creato, interroga se stesso.
Convinto che le grandi cose nascano dalle coscienze semplici, Giuseppe Sannicolò si immerge con interesse e trasporto in tutto ciò che la vita gli offre e proprio per questo dipinge con la stessa intensità un mazzo di fiori, un paesaggio, un viso, ben consapevole che ogni presenza del creato è parte di un tutto immensamente grande e intensamente unico. Un artista dunque che parla attraverso i colori e le vibrazioni luminose, che gioca coi riflessi e i controluce, per comunicare la sua incontenibile gioia di vivere.
Riflessivo e contemplativo, ha però sempre considerato il dialogo e il confronto con gli altri elementi indispensabili per la propria crescita interiore: se cercava il silenzio nei boschi e lungo le rive dei laghi, se si allontanava dalle voci e dai suoni della quotidianità, era per poi farvi ritorno arricchito di emozioni da condividere.»

Giuseppe Sannicolò nacque a Trento il 30 giugno 1908. Nella bottega del padre, rilegatore e decoratore, ebbe fin da bambino l’opportunità di misurarsi con la propria naturale inclinazione per l’arte. Dopo la scuola dell’obbligo frequentò l’Istituto Tecnico Industriale di Trento, una diretta derivazione della rinomata Scuola d’Arti e Mestieri ed ebbe fra i suoi maestri l’artista Camillo Bernardi, con il quale condivise non solo il grande amore per la pittura, ma anche per la musica. Sannicolò fu infatti primo flauto nell’Orchestra Filarmonica di Trento diretta da importanti maestri. Al cinema Modena, inoltre, accompagnava con la musica i film muti; suonava anche nelle orchestrine da ballo presso la sala del Caffè Europa. E fu proprio dopo una di quelle esibizioni che conobbe Palmira, la sua futura moglie, che sposerà nel 1933. Appena terminati gli studi venne assunto, come disegnatore e incisore, presso la zincografia Tridentum dei fratelli Marzatico. All’inizio degli Anni Quaranta aprì il proprio Studio d’Arte Grafica Pubblicitaria in Via San Vigilio. Eseguiva ritocchi a pennello e aerografo, elaborava idee pubblicitarie, marchi di fabbrica, etichette per vini e grappe del Triveneto. Accanto al lavoro coltivò sempre la passione per la pittura. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Fornace di Civezzano. L’attività lavorativa si fermò e quindi dedicò molto tempo alla pittura; dipingeva a contatto con la natura della quale sapeva cogliere ogni minima emozione. Nel dopoguerra espose in diverse località del Trentino e fu protagonista di alcune importanti personali anche nella città natale. Partecipò alle mostre sindacali e rassegne nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti e premi importanti. I frequenti viaggi in Italia, Francia, Spagna, Germania e Svezia, divennero occasioni di confronto con nuove realtà paesaggistiche e quindi motivo di rinnovata creatività. Se gli si chiedeva di dare una definizione della propria pittura, diceva che era neo-impressionista, espressione di un sentimento nato dal contatto con la vita e la natura. Muore a Trento il 1 marzo 1994.


organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura