Conversione di San Paolo

Manifestazioni ed eventi

Si svolgono martedì 25 gennaio alle ore 20 la Messa e la cerimonia per la ricorrenza della conversione di San Paolo, nell'omonimo eremo arcense: l'iniziativa è del Gruppo Schützen di Arco, in collaborazione con l'assessorato alla cultura del Comune di Arco; la Messa è officiata da don Giorgio Gabos, parroco di Dro e Ceniga.
L’eremo di San Paolo fu consacrato nel 1186, subito dopo l’investitura di Odorico e Francesco d’Arco, figli di Alberto, capostipite della nobile famiglia, quali titolari dell’omonima contea. Superata la chiesa di Sant’Apollinare, percorrendo l’antica strada che si snoda sulla riva destra del fiume Sarca, s’incontra l’eremo di San Paolo. Una stradina in salita conduce fino al sotto roccia che protegge con la sua volta strapiombante l’eremo. L’eremo appare riccamente affrescato, sia all’interno sia all’esterno, con raffigurazioni di guerrieri e di immagini sacre, come la Madonna, la Crocifissione, l’Ultima Cena, San Paolo. Inoltre sugli affreschi si fanno notare diversi graffiti, risalenti ad epoche diverse che ricordano, per lo più, il passaggio di pellegrini.

Eremo di San Paolo: l’approfondimento
All’esterno, la parete est, strapiombante sulle rocce, presenta un grande affresco su due livelli; nel più basso vi sono, a sinistra, due personaggi (una donna ed un vecchio) che sembrano indicare a dei guerrieri una meta; altri guerrieri rivolti verso destra sembrano omaggiare altri personaggi, la cui raffigurazione è stata reso meno leggibile a causa dell’apertura successiva di una finestra. Nel livello superiore si intravedono animali e misteriosi personaggi che sembrano illustrare una leggenda; tutti dipinti con tonalità marrone.
Più in là, un affresco di datazione più recente presenta la Madonna col Bambino, con due santi ai lati: San Paolo con l’immancabile spada e San Cristoforo con il suo bastone.

Sulla parete dell’ingresso si possono cogliere le tracce di una Crocifissione, con a lato delle figure, probabilmente gli offerenti. Uno scudo giallo ricorda l’arma dei d’Arco (un arco in campo giallo) che della cappella erano stati i patroni.

All’interno, un prezioso affresco, seguendo la volta rocciosa con le sue gibbosità, raffigura l’Ultima Cena: singolarmente dolce è l’espressione dell’apostolo Giovanni, con il capo appoggiato sulla spalla di Gesù. Poco leggibile è la figura di Giuda, inginocchiato oltre il tavolo di fronte a Gesù. Si coglie chiaramente però l’atto del Maestro che gli porge una mano. Il pittore non è quello che ha affrescato la vicina chiesa di S. Apollinare. Il segno è meno morbido, i contorni più marcati; le figure ricordano l’iconografia sacra dell’arte bizantina.
Sulla parete opposta vi è la caduta di S. Paolo da cavallo sulla via di Damasco; il cavallo bianco, imbizzarrito, domina la scena, mentre si coglie la figura di S. Paolo con mantello verde; in un angolo si scorgono altri due animali, accennati nei loro contorni.

Segue la raffigurazione del martirio di S. Stefano. Una figura centrale viene colpita con dei sassi da persone in veste rigata e da una che regge una mazza. Il riferimento a San Paolo è certo: è scritto infatti negli Atti degli Apostoli che all’uccisione del protomartire aveva assistito un giovane di nome Saulo, che aveva retto i mantelli dei persecutori.

Sulla volta sono raffigurati tre arcangeli entro tondi con cornici quadrangolari; agli angoli l’immagine del pavone, simbolo ricorrente nell’iconografia cristiana.

Sugli affreschi sono disseminati molti graffiti, risalenti ad epoche diverse; per lo più ricordano il passaggio di pellegrini. Molti sono quelle risalenti al Quattrocento. Sulla parete interna dell’ingresso, in una fascia rossa, un’iscrizione risalente al 1507 ricorda il passaggio nell’eremo di Giovanni Antonio Trentini; originario dal Lomaso; questo personaggio, capostipite di una nobile quanto ricca famiglia, esercitava in Arco il mestiere dello “speziale”.


organizzazione: Comune di Arco