Curlew River

Musica lirica

Stagione Lirica 2005/2006

Curlew River
(Il fiume del chiurlo) 1964
Parabola per esecuzione in chiesa
libretto William Plomer
adattato dal No- drama medioevale giapponese Sumidagawa di Juro Montomasa
musica Benjamin Britten
maestro concertatore e direttore Damian Iorio
regia Andrea De Rosa
Scene Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari e Marco Comuzzi

The Madwoman (Donna Pazza) Mark Milhofer
The Traveller (Viaggiatore) Mattia Nicolini
The Lieder of the Pilgrims - The Abbot (Abate) Giuseppe Nicodemo
The Ferryman (Traghettatore) Jeremy Huw William
The Spirit of the Boys (Voce dello Spirito) Maria Letizia Grosselli
The Chorus of Pilgrims Coristi Del Teatro Sociale di Trento (I Monaci e Seguaci pellegini)

strumentisti:
dell'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Coro del Teatro Sociale di Trento
Maestro del coro Luigi Azzolini

Nuova produzione del Centro Servizi Culturali S.Chiara in collaborazione con l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e in coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa
Nuovo allestimento

Benjamin Britten, considerato la figura più prestigiosa della musica inglese contemporanea, nel 1956 fece un viaggio in Giappone. Ebbe lì l’occasione di assistere a “Sumidagawa”, un “Nô-drama” che lo impressionò moltissimo, come scrisse lui stesso, per «la storia semplice, toccante, l’economia dello stile, l’intensa lentezza dell’azione, la solenne dedizione e la meravigliosa abilità degli attori, i bellissimi costumi, l’insieme di salmodiare, parlare, cantare, che, con i tre musicisti, creò la strana musica». Dalla tradizione del teatro No e da quella del dramma religioso medievale europeo, Britten trarrà gli elementi cardine del “Curlew River”: una storia morale, una messa in scena austera, un accompagnamento strumentale molto limitato, un cast interamente maschile. Il solo personaggio femminile, la “Madwoman“, la donna impazzita dal dolore per la perdita del figlio, è interpretata da un tenore che indossa una maschera. L’uso delle maschere allontana l’attore dalla tentazione di recitare in modo naturalistico. Gli interpreti sono chiamati non a recitare i personaggi, ma semplicemente a simboleggiarne le emozioni con i loro movimenti, alla ricerca di una comunicazione con lo spettatore concentrata, intensa. Scriveva Colin Graham, direttore del primo allestimento, che «un simile coinvolgimento può essere distrutto da un unico gesto fuori posto, non necessario o incontrollato. Ogni movimento della testa o della mano, come ogni nota e parola dello spartito, deve essere essenziale». Una proposta di sferzante attualità, oggi, in un’epoca di rutilante chincaglieria mediatica.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara