Dana Schutz. Contemporanea

Mostra

A cura di Gabriella Belli

Dana Schutz, tra le migliori artiste apparse sulla scena internazionale negli ultimi cinque anni, ha scelto la pittura per esprimere la sua personale e visionaria rappresentazione della vita.
Le tredici opere selezionate per questa mostra al Mart, primo museo in Europa a proporre una personale dell’artista, ci mostrano Dana Schutz nella veste di interprete di una linea figurativa legata per molti versi alla migliore tradizione europea.

I suoi dipinti, risolti formalmente in colori squillanti e forme che ricordano le ricerche pittoriche di Philip Guston, mostrano sempre dei corpi impegnati in un’azione violenta e grottesca, compiuta da individui isolati oppure da enigmatiche moltitudini. Nella maggior parte delle opere esposte al Mart si vedranno non i "Self-Eaters" (Autofagi) che hanno caratterizzato la produzione recente di Dana Schutz, ma piuttosto figure solitarie impegnate in azioni brutali, compulsive e multitasking - come in "Swimming, Smoking, Crying" (2009) o "Shaking, Cooking, Peeing" (2009) – o sconvolti da modificazioni corporee indotte dall’esterno attraverso gli organi più sensibili: bocca, dita e occhi, come in "Bird in Throat" (2010), "Finger in Fan" (2010), e "Poke" (2010).

Eppure, nei dipinti di Dana Schutz, il rapporto tra corpo e sensazione è completamente reciso. Come nota acutamente nel saggio in catalogo Alessandro Rabottini, “Sembra che per i personaggi di Dana Schutz introdurre qualcosa nel proprio corpo, perforarlo o inghiottire non corrisponde necessariamente all’atto dell’introiezione, come se al corpo sia stata sottratta qualsiasi occasione di simbolizzazione – almeno per quanto riguarda il dominio dell’arte – e ogni tipo di corrispondenza tra sensibilità e conoscenza, per quanto invece concerne l’orizzonte della psicologia.”
A parere di Rabottini, questa scissione è responsabile del paradossale effetto umoristico del lavoro di Dana Schutz: “[…]come accade nei film comici, quando un’azione rovinosa e, si suppone, estremamente dolorosa, non produce affatto la morte ma solleva, al contrario, il riso in virtù della sua ciclica reversibilità”.

E in effetti è difficile, nonostante tutto, escludere la categoria del comico per tele come Carpenter (2010), in cui una donna dai denti sproporzionatamente grandi, a terra dopo una caduta, ha prodotto un atto creativo, e precisamente la lavorazione decorativa del pavimento in legno. Queste opere contengono un elemento di auto-rigenerazione continua: è un altro elemento chiave della pittura di Dana Schutz, puntualizzato in catalogo nel testo di Gabriella Belli. “Sembrerebbe ovvio che l’atteggiamento di queste figure, totalmente assorte nella loro attività, rappresenti uno stato di disperazione o follia. In realtà l’artista ha osservato che, oltre a essere auto-divoranti, queste figure “sono anche auto-generate. Non hanno una forma data e sono sempre in divenire. Sono determinate dalla loro stessa produzione.”

Nella mostra al Mart, il lavoro critico cerca di affrontare la genesi di una pittura così enigmatica. Dana Schutz sostiene di cercare una pittura che “galleggi dentro e fuori dai generi pittorici. Le nature morte diventano personificate, i ritratti diventano eventi, e i paesaggi diventano architetture”. Quello che è certo, è che Schutz ha sempre rifiutato l’etichetta di pittrice surrealista, e appare altrettanto forzato un suo inserimento nella grande tradizione espressionista americana. Piuttosto, come nota ancora Rabottini, le immagini di Schutz esistono senza apparente motivo. Le sue tele hanno l’effetto di ricordare che “[…] un quadro [è] ancora, nonostante tutto, un luogo dove certe cose accadono al di là della socialità e della legge, della la razionalità e della sensibilità così come le conosciamo”.


organizzazione: Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto