Dave Holland Big Band
In un tempo come l'attuale, abituato a veder nascere e svanire idee, progetti e mode nell'arco di una stagione, anche il jazz viene spesso contagiato da questa tendenza al passaggio rapido di fenomeni, per cui molti gruppi si vanno formando e disfacendo per un tour, progetti prendono forma solo per un disco e durano il tempo necessario all'incisione, magari cercando di seguire i gusti effimeri di un pubblico assetato di novità. Anche se nella storia della musica afroamericana abbiamo più volte assistito a momenti di grande vitalità legati al rapido sovvertimento di regole e linguaggi, sembra proprio che oggi le cose maggiormente degne di attenzione siano quelle che pongono in primo piano la riflessione originale sulle radici, indicando nuove prospettive in un'ottica di continuità.
Tra gli artisti che maggiormente hanno fondato sulla coerenza nel lungo periodo il loro percorso artistico c'è Dave Holland, che ha iniziato la sua carriera di leader negli anni Settanta, proponendo con una certa parsimonia le tappe evolutive del proprio discorso, per arrivare col tempo a una focalizzazione sempre più intensa e consapevole, in cui la composizione e l'improvvisazione trovano un equilibrio aperto, di grande efficacia espressiva. Un lavoro che proprio negli ultimi anni ha portato notevoli gratificazioni a Holland, premiato dal referendum di Down Beat come miglior musicista e miglior contrabbassista dell'anno, oltre che per il miglior gruppo e il miglior disco, "Not For Nothin'".
Il quintetto da lui guidato, che ormai da cinque anni ha una formazione stabile con Chris Potter ai sassofoni, Robin Eubanks al trombone, Steve Nelson al vibrafono e Bill Kilson alla batteria, ha raggiunto una coesione mirabile, in cui tutti i membri sono messi in grado di esprimersi al meglio e di dare il loro contributo dinamico al sound collettivo. E' proprio lo stesso quintetto che funge da nucleo centrale della nuova avventura del contrabbassista, alle prese per la prima volta con la scrittura e l'orchestrazione per un organico allargato. In tale contesto, come dimostra l'album pubblicato di recente dalla Ecm, "What Goes Around", Holland sviluppa su scala più ampia il lavoro di integrazione attuato con il quintetto, utilizzando le sezioni di ance e ottoni per un delicato, intelligente lavoro di ombreggiatura timbrico-armonica e per mettere in risalto le elastiche geometrie delle sue composizioni.