Democrazia proletaria
La Fondazione Museo storico del Trentino, lAssociazione Storie In Movimento e le Edizioni Punto Rosso presentano il libro di
William Gambetta
DEMOCRAZIA PROLETARIA. LA NUOVA SINISTRA TRA PIAZZE E PALAZZI
Edizioni Punto Rosso, Milano 2010, 288 pagine, ill., euro 15,00
Insieme allautore partecipano
Paolo Tonelli (ex Democrazia Proletaria del Trentino)
Fiammetta Balestracci (Fondazione Bruno Kessler di Trento, Storie In Movimento)
Modera
Vincenzo Calì (Associazione Museo storico in Trento)
Ingresso libero
Per tutto il decennio successivo al Sessantotto, quando lurto dei movimenti di protesta scosse il sistema politico repubblicano, laspirazione della nuova sinistra a rappresentare politicamente quella conflittualità sociale fu costante. Dopo le delusioni per la prova elettorale del 1972, fu il cartello elettorale di Democrazia proletaria, nel 1976, a segnare il passo in quella direzione. Unesperienza che raccolse le principali formazioni dellestrema sinistra, costituendo il tentativo più significativo di rappresentare le mobilitazioni di piazza negli equilibri dei palazzi del potere. Uniniziativa unitaria percorsa da dinamiche e contraddizioni irrisolte, che si tradusse alla luce dei risultati del 20 giugno in una crisi irreversibile, nonostante lelezione di una piccola pattuglia di sei deputati. Da essa, attraverso un tormentato processo di disgregazioni, scissioni e fusioni, larea della nuova sinistra uscì ridisegnata. Nacque in quel contesto il partito di Democrazia proletaria, la cui assemblea costituente si tenne nellaprile 1978 a Roma, durante i giorni del sequestro di Aldo Moro. Circostanza emblematica che palesò le difficoltà della nuova organizzazione, stretta tra le azioni dei gruppi armati e la repressione generalizzata dello stato. Una collocazione di enorme difficoltà sia per conquistare una vera e propria agibilità politica sia per promuovere un solido impianto danalisi e di proposta strategica. Eppure, in quel contesto, Dp rappresentò unalternativa concreta per avanguardie e delegati di fabbrica, settori sindacali e intellettuali, collettivi giovanili e comitati di lotta, associazioni democratiche, periodici e radio libere. Per coloro cioè che con lo spegnersi dellondata conflittuale non si rassegnarono né al ritorno al privato né alla scelta estrema della lotta armata.
organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino