Desaparecidos
La storia drammatica di due giovani donne argentine nel periodo della dittatura militare.
Officina Teatro
drammaturgia e regia di Mirko D'Urso
con Lidia Castella, Jacopo Costantini, Mirko D’Urso, Sara Marconi, Stefano Vinacci
light Design Irradia SA
costumi di Elena Strada
riprese video di Davide Pangrazio
Estate 1977. Argentina. Questa è la storia di due giovani donne, di due amiche che come migliaia di altri ragazzi vennero rapite, carcerate e torturate durante il periodo della dittatura militare capeggiata da Jorge Rafael Videla. Non avevano colpe. Non erano terroriste. Erano solo ragazze che sognavano un futuro diverso per la propria nazione.
“Parlare dei Desaparecidos. Va bene. Ma cosa raccontare di loro? Fare un monologo? Mettere in scena un testo esistente che narra di questa tragedia? Ci ho pensato molto e poi alla fine mi sono detto che l’aspetto legato a quel periodo che conoscevo meglio era quello della prigionia.
Ho visitato l’Esma a Buenos Aires, La Perla a Cordoba. Le immagini di quei luoghi erano qualcosa di concreto da dove partire per raccontare una storia. Le testimonianze dirette, i libri letti (molto utile per il mio lavoro è stato il libro LE IRREGOLARI di Massimo Carlotto, ma anche IL VUELO), i posti visitati. Tutte storie vere.
E così ho deciso di partire da fatti realmente accaduti e persone realmente vissute e raccontare teatralmente una storia. Una storia di due recluse in un centro di detenzione clandestino.
Due amiche. Due ragazze che non avevano colpe se non quelle di essere fidanzate o sposate a membri delle ERP e dei MONTONEROS. Una storia cruda. Dura. Talvolta violenta. Psicologicamente e fisicamente. La scelta registica è stata quella di non voler minimizzare nulla e di cercare di restare il piu fedele possibile a quanto accadeva in quei “macelli” a migliaia di giovani, rapiti, incappucciati, incatenati, torturati e violentati.
Ho scelto di dare ai personaggi nomi veri. Cosi Lidia Castella è Silvia Rondoletto e Sara Marconi è Maria Elina Corsi. Due giovani donne effettivamente scomparse nel nulla. Jacopo Costantini è il capellano Christian Von Wernich, attualmente incarcerato, Stefano Vinacci è Pablo Caraballo, guardia militare, esecutore di ordini che poi decise di collaborare
con la giustizia in quanto pentito e il sottoscritto, Mirko D’Urso, è il Capitano Alfredo Astiz, uno dei volti più disgustosi di tutta questa vicenda. Astiz sta attualmente scontando l’ergastolo in un carcere di massima sicurezza.
Ho anche deciso di inserire nella drammaturgia dello spettacolo una scena del capolavoro di Pinter, “Il bicchiere della staffa”, in quanto particolarmente affine a quel modo di annientare l’essere umano che veniva messo in pratica in quei centri di detenzione.
Due celle. Una scrivania. Un mobile. Un tavolo per la tortura. Una radio e un telefono. La foto di Videla, un crocifisso, del mate, del whiskey. Questa la scenografia all’interno della quale si muovono i personaggi di questa triste storia, di questa storia sporca. Come lo era quella guerra. Sporca. Come lo era parte di quella Chiesa, sporca e collusa. Come lo era chi non aveva il coraggio di reagire e per salvare la propria pelle era disposto a tutto. Perfino a sporcare la propria anima.
Ho deciso di introdurre lo spettatore alla situazione con un video proiettato che riassumerà la situazione di quegli anni. Cosa successe in Argentina tra il 76 e l’83. La risposta più gettonata di noi europei è: “Ci furono i mondiali e l’Argentina vinse”. Certo l’Argentina vinse. E il mondo non si rese conto di nulla. O non volle rendersi conto di nulla. Qualcosa che non ci riguardava.” - Mirko D'Urso
Biglietti
- Intero 12 €
- Ridotto 10 € (Newsletter e Carta in Cooperazione)
- Ridotto 9 € (Soci Spazio14, Estroteatro e 33Trentini)
- Ridotto 8 € (Studenti)
- Ridotto 6 € (Soci Portland)
organizzazione: Portland nuovi orizzonti teatrali