Desh
Oriente Occidente 2005
Rosas>Anne Teresa De Keersmaeker (Belgio)
Desh
Coreografia di Anne Teresa De Keersmaeker
Coreografia e interpretazione Anne Teresa De Keersmaeker
Assistente alla coreografia Marion Ballester
Musica Joan Baez, Concert Part 2
Scenografia Jan Joris Lamers
Costumi Anke Loh
Suono Alexandre Fostier
Produzione Patrick Martens
Direzione tecnica Luc Galle
Tecnica Harry Cole, José Nuno Fernandes, Guy Peeters, Herman Sorgeloos, Jan Vercauteren, Jeroen Wuyts
Assistente di produzione Anne Van Aerschot
Produzione Rosas & De Munt / La Monnaie
durata 70 minuti
Un pezzo che oscilla tra malinconici ricordi e spirito guerriero. Un manifesto commovente sulla non violenza, assolutamente da non perdere
Infaticabile ricercatrice, Anne Teresa De Keersmaeker ha esplorato nel corso della sua carriera più che ventennale, paesaggi musicali di diversa natura. Sperimentatrice senza frontiere, ha portato sulla scena i suoi danzatori e, assai più raramente se stessa, con una gamma infinita di colonne sonore sulle quali ha cercato e ideato nuove modalità espressive e di movimento. Senza limiti né frontiere, i suoi lavori spaziano dalle musiche minimaliste di Steve Reich, alla partiture create per lei da Thierry de Mey, alle opere di Monteverdi, Mozart e Bach, passando attraverso Bartók, Schönberg e Ligeti, il jazz di Miles Davis, le ballate di Joan Baez e, in tempi recenti, la musica classica indiana. Prende le mosse da quest'ultimo 'amore' la produzione Desh che Oriente Occidente ospita in prima e esclusiva italiana. Creata nel 2005 a quattro mani con il danzatore spagnolo Salva Sanchis, suo allievo al PARTS in anni lontani e interprete prediletto di produzioni quali Bitches Brew/Tacoma Narrows vista anche a Oriente Occidente nel 2003, Desh è un pezzo strutturato in cinque tempi secondo un andamento che l'autrice ha definito 'a arco': si apre e si chiude con due duetti, al centro c'è un trio, preceduto e seguito da due assoli.
Pezzo intimo per soli tre interpreti - De Keersmaeker, Sanchis e Marion Ballester Desh si apre sul Raga Desh, da cui prende il titolo, si declina in un duo per flauti, Raag Khamaj, sulle percussioni di Tavil Tani, sul brano Dhun di Hariprasad Chaurasia e su India di John Coltrane, storico Lp del 1961 registrato al Village Vanguard. Come è risaputo raga in sanscrito significa 'colore, atmosfera', e ogni raga è una serie di suoni, una melodia con una nota fondamentale fissa. Ogni raga possiede un carattere e una personalità, corrisponde a uno stato d'animo particolare e nel caso del raga desh è frequentemente associato al tema dell'assenza dell'amato. Ma la bellezza di questo pezzo va ricercata soprattutto nel vocabolario coreografico dominato dagli impulsi delle braccia, dalle articolate posizioni delle mani, dai balance che trascinano i corpi in posizione di disequilibrio, nelle sospensioni dei corpi nell'aria.
Una pièce sospesa tra fragilità e forza, tra calma e ritmi forsennati che conducono alla transe. Scrive bene Jean-Marie Wynants sul quotidiano Le Soir a proposito di Desh: Quando tutto finisce e torna la luce in sala si ha l'impressione di riaprire gli occhi dopo una profonda meditazione.
Sbaglia però chi pensa a Anne Teresa De Keersmaeker come ad un autrice esclusivamente di segno astratto, a una coreografa cesellatrice di gesti e corpi che inondano lo spazio trascinati dalla musica apparentemente privi di 'racconto'. Esiste una De Keersmaeker 'impegnata', 'narrativa' come dimostra l'altro lavoro, Once, presentato al Festival quest'anno. Si tratta di un assolo, il suo terzo in ordine di tempo (c'erano stati Violin Phase nell'81 e Solo for Vincent nell'97), creato nel novembre 2002 sulle canzoni di Joan Baez. Più di quaranta anni dopo l'uscita del vinile Joan Baez in Concert Part 2, era il 1963, De Keersmaeker sente di voler danzare questa musica nata con l'atteggiamento di protesta e l'impegno pacifista della cantante americana, sente di voler combinare la sfera privata con quella pubblica portando in scena il passato e il presente, i suoi ricordi di bambina quando ascoltava il disco regalato alla sorella, e la situazione politica di oggi.
Il pezzo si apre con l'entrata in scena di Anne Teresa che pronuncia la parola once. Stesso attacco della canzone Once I had a Sweetheart che dà il via, dopo una parte danzata nel silenzio, allo storico Lp di Joan Baez che De Keersmaeker ci fa ascoltare integralmente. L'assolo si declina magistralmente tra fiumi di parole ascoltate e visualizzate su uno schermo che cullano la danzatrice; lei a tratti illustra i testi con gesti narrativi, a tratti oppone alle parole un commento danzato. Sobria nel suo abito blu, poi seminuda e disarmata di fronte alla guerra nel finale, De Keersmaeker costruisce un pezzo che oscilla tra malinconici ricordi e spirito guerriero. Un manifesto commovente sulla non violenza, assolutamente da non perdere.
organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto - PAT Ass. Cultura - Comune Rovereto Ass. Cultura - Ministero Beni e Attività Culturali - Regione T-AA - APT Rovereto - MART Centro Internaz. Danza - ASM Rovereto - Cassa Rurale Rovereto