Devalle 1940 - 2013
Al Mart la prima retrospettiva su Beppe Devalle presenta, attraverso un excursus completo nel percorso creativo dell’artista, uno dei protagonisti del nostro tempo, grande maestro della pittura italiana
A pochi anni dalla scomparsa, il Mart dedica una importante retrospettiva a Beppe Devalle (Torino, 1940 – Milano, 2013), pittore e docente prima all’Accademia Albertina di Torino, poi all’Accademia di Brera di Milano.
La mostra è un progetto corale a cura di un comitato scientifico di eccellenza composto da studiosi che conobbero, frequentarono o lavorarono con Devalle: Carlo Bertelli, Paolo Biscottini, Barbara Cinelli, Flavio Fergonzi, Daniela Ferrari, Maria Mimita Lamberti, Sandra Pinto, Giovanni Romano, Dario Trento, Alessandro Taiana.
Il gruppo di lavoro è stato sostenuto dal coordinamento prezioso di Maria Teresa e Jolanda Devalle, rispettivamente moglie e figlia dell’artista, che per prime si sono spese per la realizzazione di questo fondamentale progetto espositivo.
Fra i grandi maestri della pittura contemporanea italiana, Beppe Devalle guardò attentamente alla storia dell’arte, per trovarne una nuova forza comunicativa.
Conoscitore acuto della grammatica del colore e della composizione, ha restituito il proprio sapere in dipinti dalle dimensioni importanti, costruiti attraverso la più pura tecnica pittorica unita a numerose possibilità combinatorie che risultano, a seconda dei diversi periodi, dall’uso del colore, del collage, della sovrapposizione o delle inquadrature fotografiche, con tagli arditi e distorsioni.
Convinto che l’arte fosse un lavoro, e come tale poteva essere imparato e insegnato, nonostante le numerose partecipazioni internazionali – tra le quali spiccano tre presenze alla Biennale di Venezia –, le mostre nei musei e nelle gallerie, i diversi premi, Devalle difese il proprio pensiero e il proprio tempo dalle formalità pubbliche. Derivano da questo atteggiamento una forte autonomia stilistica e una distanza dalle convenzioni di settore, così come dai confronti non indispensabili.
Attraverso i dipinti, i collage, le opere di grande formato, i fotomontaggi, gli ambienti e soprattutto i ritratti, affascinato dai protagonisti dello spettacolo, della politica, dell’informazione, Devalle osserva le irresistibili e seducenti caratteristiche della società contemporanea. Profondo conoscitore del linguaggio pubblicitario e delle regole della comunicazione, si fa interprete dell’attualità, cogliendone le contraddizioni. Ne emergono intensi ritratti psicologici nei quali vive un’analisi tanto pop quando profonda della realtà, composta di palcoscenici e di retroscena.
Nella narrazione si inseriscono spunti personali, aneddoti privati e una tecnica dedotta dalla profonda conoscenza della tradizione pittorica. Quello di Beppe Devalle può essere considerato un talento colto, completo, studiato, la cui caratteristica principale è l’assoluta libertà espressiva.
Al Mart dal 16 ottobre, in un’antologia approfondita, 75 opere raccontano, per la prima volta dopo la recente scomparsa, l’intero percorso creativo dell’artista, compresa la produzione più recente (2008-2012) pressoché inedita. L’ultima retrospettiva risale infatti al 2008 e fu organizzata a Milano, presso il Museo Diocesano.
Approfondisce l’esposizione un esaustivo catalogo scientifico, suddiviso in nove momenti o periodi, tutti rappresentati nelle sale del Mart.
Il primo contrassegnato da una ricerca nel postinformale e subito dopo da ascendenze surrealiste, mentori rispettivamente Gorky e Klee, 1961-1963. Il secondo contraddistinto dalla scoperta della tecnica del collage e del nuovo linguaggio pop U.S.A. in traduzione formale europea, 1963-1966. Il terzo, 1967-1969, segnato dalla seduzione delle tre dimensioni e della spazialità in un’accezione diversa dall’environment americano e dall’“ambiente” italiano. Il quarto, 1970-1976: fotomontaggi primo tempo, la subalternità preziosa della fotografia. Il quinto, 1977-1983: fotomontaggi secondo tempo, la figura nell’ambiente mondano. Il sesto, 1984-1989, dedicato al tema delle nature morte, allo studio del disegno con matite colorate e pastello. Il settimo, 1990-1997-2002: i grandi formati e il collage per cronache di violenza e soggetti familiari. Dal ’97 Devalle soggiorna prevalentemente a New York. L’ottavo periodo, 2002-2008, è dedicato a grandi formati, collage e ritratti di forte pregnanza psicologica. Il nono e ultimo periodo, 2009-2012: grandi formati, collage e ritratti, con una prevalenza dell’uso della fusaggine e del pastello.
Beppe Devalle
(Torino, 8 aprile 1940 – Milano, 4 febbraio 2013)
Nato a Torino nel 1940, si dedica all’arte e in particolare alla pittura fin da giovanissimo. A 21 anni allestisce la sua prima mostra, una doppia personale con Gianluigi Mattia nella quale espone opere di grande formato. Dal 1963 in avanti è un susseguirsi di mostre e premi: dalla Biennale di Tokyo, al Museo di Ixelles a Bruxelles, passando per la partecipazione alla 23.Biennale di Venezia nel Padiglione Italia curato da Nello Ponente. Nel 1972 e nel 1982 espone ancora alla Biennale di Venezia, nello stesso periodo partecipa due volte alla Quadriennale di Roma (1972 e 1986). Dal 1976 è docente all’Accademia di Brera di Milano, nel frattempo l’attività espositiva prosegue in Italia e all’estero per il ventennio successivo. Dal 1997 al 2003 vive a New York. Sono del 2008 e del 2012 le ultime importanti esposizioni a Milano, rispettivamente al Museo Diocesiano, a cura di Paolo Biscottini, e al Museo del ’900, a cura di Flavio Fergonzi. A pochi mesi dalla sua scomparsa, l’Accademia di Belle Arti di Brera ha organizzato una giornata di Studi in suo onore dell’artista, dal titolo “L’Arte è violenta come la vita”.
organizzazione: Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto