Di scomode parole
Stagione Teatrale di Riva del Garda 2006/2007
Di scomode parole
di Marco Baliani e Maria Maglietta
con Marco Baliani, Maria Maglietta e Matthias Reuter
regia di Marco Baliani e Barbara Roganti
In occasione del 90° anniversario dellimpiccagione di Cesare Battisti nella Fossa dei Martiri del Castello del Buonconsiglio, Marco Baliani, uno dei più interessanti autori e attori del teatro civile italiano, ripercorre le ultime ore della vicenda storica di Battisti. Le scomode parole (tradimento, martirio, patria, socialismo) vogliono rappresentare larticolata e complessa figura di un uomo che ha vissuto in pieno le contraddizioni di unepoca che anticipa la complessità di un mondo straordinariamente contemporaneo.
Tradimento, sacrificio, martirio, patria, socialismo, è intorno a queste parole che si snoda e si addensa la vita di Cesare Battisti. Parole che nel tempo hanno avuto diverse declinazioni, che si sono ammantate di retorica ma anche di sincero slancio dei cuori, parole difficili, scomode che ancora oggi ci interrogano con tutta la loro ambivalenza, parole ricche di contraddizioni tuttora pulsanti. Oggi che si appellano "martiri" quei giovani che si fanno esplodere con bombe allacciate al petto in mezzo ad un mercato facendo strage di gente, oggi che le "patrie" si sono spesso ritirate a confinare esili etnie, esili ma ferocemente pronte a scatenarsi con violenza sul nuovo nemico, appena al di là del ponte, oggi che le idolatrie di nazionalismi esasperati hanno prodotto eccidi, genocidi, guerre civili, oggi più che mai è opportuno tornare lì, dentro l'inferno della prima guerra mondiale, dove quelle parole sono state con forza parlate, dette e gridate. Guerra spaventosa per la riduzione dell'uomo a carne di cannone, e anticipatrice di lì a poco di ben più terribili vicende in cui quelle stesse parole sono state piegate per finalità totalitarie, per stragi pianificate di genti e di popoli. Cesare Battisti era lì, al centro di quel conflitto, egli stesso vivente conflitto di quel periodo storico. La sua vita, esemplare per convinzione e per passione etica, è un percorso arduo, scandaloso, inquietante. Ma proprio per questo degno di essere raccontato e tramandato. Socialista fervente, geografo, scienziato, scrittore e divulgatore, redattore di riviste e opuscoli, fondatore e direttore di un quotidiano, suddito dell'Impero austroungarico e in quello stesso impero deputato socialista al Parlamento, riformista convinto, autonomista e poi, oltrepassato il confine per sempre, irredentista, interventista, convinto assertore della necessità di portare guerra all'Austria, conferenziere instancabile, soldato italiano al fronte, per finire catturato, imprigionato, condannato a morte, con l'accusa infamante di tradimento, impiccato alla forca e così trasformato in martire, eroe della patria, alla patria sacrificato. Tutto questo è stato Battisti, tutte queste parole lo hanno di volta in volta accompagnato, senza però mai riuscire a catturarlo in una univoca definizione. Noi non racconteremo solo la storia della sua vita, a noi interessano quelle parole e i pensieri che trascinano con sé. Perché sono ancora oggi, per noi, parole dense di conflitti irrisolti, che non mettono pace nell'animo. E proprio per questo parole densamente teatrali.
Biglietti:
Sportelli delle Casse Rurali Trentine dal 20 novembre fino al giorno dello spettacolo
Al Palazzo dei Congressi, la stessa sera dello spettacolo, dalle ore 19.30
Di lui, di Cesare Battisti, tutti oggi sanno molto poco e quello che si conosce sa di catechistica memoria, su di lui non sono state girate fiction televisive né cinematografiche, come invece è accaduto a tanti altri padri, a lui minori, della nostra patria, segno che la sua storia ancora pulsa e sconcerta e inquieta. Le sue ossa d'altra parte riposano in un monumento di retorica e brutta architettura, a sovrastare la sua città, Trento, senza che Battisti possa davvero intessere coi suoi concittadini quel dialogo necessario, che solo i grandi morti possono generare. Sta lì, dimenticato, retoricizzato in simboli che non gli sono mai appartenuti, usato, ancora oggi usato malamente come retorica figura di patriota, senza davvero sapere, né domandarsi a quale patria vivente lo intendiamo far appartenere, e noi con lui.
Marco Baliani e Maria Maglietta
organizzazione: Comune di Riva del Garda Assessorato alla Cultura - Coordinamento Teatrale Trentino