Dialoghi con Milan Kundera
Interviene Massimo Rizzante. Introduce Massimo Libardi.
Nato a Brno il primo aprile 1929, fin da piccolo Milan Kundera studiò la musica, in particolare il pianoforte. Suo padre Ludvík, pianista noto anche all’estero, insegnò al Conservatorio di Brno fino al 1941, quando fu estromesso dai nazisti che avevano occupato il paese. Nel dopoguerra fu il rettore dell’Accademia musicale Janáček. Insomma, la musica era di casa, e la passione per la musica farà capolino spesso nei testi letterari del figlio, che inizierà a studiare letteratura all’Università Carlo di Praga, per poi passare alla Scuola di Cinema, dove si laureò e in seguito divenne docente di letterature comparate.
Ancora adolescente Milan Kundera pubblicò le sue prime poesie grazie al cugino Ludvík, maggiore di nove anni, un personaggio eclettico, esponente dell’avanguardia letteraria, che nel 1945 fu tra i fondatori di “Skupina RA”, prosatore, pittore, prolifico traduttore dal tedesco, studioso del Dadaismo e collaboratore di varie riviste letterarie.
Insomma l’adolescente si trovò immerso in un mondo ricco di stimoli intellettuali, dalla pittura alla poesia, dalla letteratura alla musica.
Kundera ha molto amato la musica e nella sua scrittura possiamo ritrovare un metodo di composizione musicale. Massimo Rizzante ha infatti osservato che “lo sviluppo motivico e tematico, tipico della musica, è parte integrante dei suoi romanzi”.
Ai suoi esordi il talento letterario si piegò alle necessità della politica, da cui un po’ alla volta si affrancò, con i racconti dell’inizio degli anni Sessanta, raccolti nei volumi di Amori ridicoli, che gli daranno la prima notorietà. Il successo gli arrivò con Lo scherzo, il primo romanzo, pubblicato nella primavera del 1967: tre edizioni in rapida successione, ben 117mila copie e l’anno successivo il premio dell’Unione degli scrittori.
A quei tempi il cinema cecoslovacco fu protagonista di una rottura radicale, rigettando la soffocante estetica del realismo socialista imposta da Mosca. Il cinema era parte di un più vasto movimento nazionale che investiva tutti i settori della cultura e che si sarebbe poi allargato alla politica e all’economia giocando un ruolo fondamentale nella nascita e nell’affermarsi della Primavera di Praga.
Tra i migliori registi della nová vlna emerse Jaromil Jireš che nel 1968-69 girò Lo scherzo, adattato dall’omonimo romanzo di Kundera, che pure lo sceneggiò. Il romanzo, dopo l’invasione sovietica dell’agosto 1968, scomparve dalle librerie mentre l’autore fu licenziato dalla Scuola di cinema di Praga, espulso dal partito e privato del diritto al lavoro. Anche il film fu ritirato dalla circolazione. Intervistato da Philip Roth, lo scrittore racconterà di avere vissuto tra gli operai, di aver “suonato la tromba in una banda jazz in locali di piccole città… il pianoforte e la tromba. Ho dipinto. Allora tutto era assurdo...”.
Nel 1975 emigrò in Francia. Quattro anni dopo, a seguito della pubblicazione del Libro del riso e dell'oblio, gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca.
L’ultima volta che andò in televisione, e peraltro una delle poche volte in cui c’era stato, fu nel gennaio del 1984, e la trasmissione era la famosa Apostrophes di Bernard Pivot. Poi, Milan Kundera scomparve: “Nel giugno del 1985, ho deciso irremovibilmente: mai più un’intervista”. Era da poco uscita L’insostenibile leggerezza dell’essere, il romanzo che lo rese celebre in tutto il mondo.
Massimo Rizzante, poeta e saggista, insegna all’Università di Trento. Di Milan Kundera è stato traduttore (Il sipario, 2005; Un incontro, 2008; e La festa dell’insignificanza, 2013), ma soprattutto, dal 1992 al 1997, ha fatto parte del Seminario sul romanzo europeo che Kundera dirigeva a Parigi.
Nell’incontro-dibattito del 23 marzo, Rizzante farà ritorno con il ricordo agli anni Novanta del secolo scorso, ai suoi seminari di gioventù con Kundera: “Che cosa ho davvero appreso? Forse questo: che l’uomo è un dialogo infinito. Non può non imitare gli altri, coloro che lo hanno preceduto come coloro che con lui camminano nella nebbia del presente. La sua originalità, dunque, è sempre relativa in quanto si rivela attraverso il dialogo. Come in una fuga: ogni voce imita l’altra, ogni voce è all’ascolto e risponde all’altra, ogni voce è la continuazione dell’altra. Tutte partecipano al grande gioco polifonico dell’esistenza umana esponendo, ciascuna a suo modo, lo stesso tema. Chi decide il tema? Il tema è un mistero. Forse non è importante sapere chi ha lanciato il primo sasso in uno stagno. O quando è stato lanciato. Ieri, dieci anni fa, un secolo fa... Ciò che importa sono i cerchi concentrici che quel lancio produce e che continuano a formarsi in superficie”.
In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione all’incontro-dibattito è necessario esibire il Green Pass rafforzato e indossare la mascherina FFP2.