Dissonanze

Teatro

Festival Internazionale Wolfgang Amadeus Mozart 2005

«Dissonanze»
Variazioni teatrali su temi di Mozart
Prima esecuzione assoluta
Coproduzione con
Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma

di Daniele Ciccolini
regia Pierpaolo Sepe
Gruppo Teatro Musica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

In una lettera del 1778, Mozart scrisse:"… il "parlato" sulla musica fa un effetto stupendo".
Il poter assaporare e vivere la musica di Mozart da strumentista - avendola studiata sin da ragazzo e continuandola a suonare con i maggiori interpreti della scena musicale mondiale - mi ha certamente aiutato nella stesura di "Dissonanze".
L’Uomo Mozart ed il genio con il quale il musicista ha convissuto, hanno sempre destato in me grande interesse unitamente al rapporto con il padre Leopold, un rapporto d’amore dagli aspetti morbosi e soffocanti, dal quale scaturiscono una serie di tematiche che, seppur settecentesche, trovano riscontro nelle dinamiche interpersonali e sociali della vita di oggi.
Ho deciso di mettere in risalto in modo netto ed inequivocabile il tormentato rapporto di Wolfgang con il padre perché questo ha inciso sulle sue composizioni, dove aspetti talvolta scherzosi e goliardici, sono andati a fondersi perfettamente con quelle armonie e scelte musicali nelle quali aleggia l’aspetto tragico del messaggio artistico di Wolfgang.
Traspare chiaramente la sofferenza interiore del figlio nell’affrontare l’autorità paterna, insensibile al commovente e disperato tentativo di Wolfgang, teso all’instancabile ricerca del profondo senso di libertà innato in lui. D’altro canto l’amore di Leopold per il figlio appare disperato e, da un certo punto in poi della sua vita, impossibile da gestire. Leopold considera il figlio parte integrante di sé e del suo essere, ed il conseguente lacerante distacco è vissuto con un dolore psicofisico senza eguali, come se stesse perdendo realmente una parte di sé, addirittura del proprio corpo.
Il musicista Mozart è raccontato dalla sua stessa musica, presente talvolta in scena come protagonista, oppure come sottofondo e sostegno emotivo alle parole.
La musica naturalmente è insita nel testo ed è proprio il testo stesso ad assumere connotati musicali nello svolgersi drammatico della scena, con dei veri e propri crescendo e diminuendo, oppure con dei forte e piano talvolta improvvisi.
La lunga serie di luoghi comuni da sfatare, sia sulla vita che sulla musica di Mozart, mi hanno stimolato e allo stesso tempo stancato con il passare degli anni. Mozart viene troppo spesso descritto come un eterno fanciullo pronto soltanto a fare scherzi scurrili. Dissento da questa impostazione che ritengo fuorviante. Era invece, secondo me, un uomo capace di riflettere e meditare sui suoi reali desideri, sulle sue più profonde aspirazioni e la sua musica è lì a testimoniarlo.
Ho scelto, come fosse il Tema, di basarmi sul carteggio epistolare tra padre e figlio giunto a noi, e quello che ne scaturisce non è affatto leggero e superficiale come ci si vuole far credere.
Come sempre accade in letteratura, la storia, il racconto, permettono all’autore di parlare d’altro, di nascondere solo apparentemente quello che c’è dietro.
Con un intenso parallelo fatto di analogie e metafore (le Variazioni), ecco prendere vita la società di oggi, sempre più incline all’individualismo e alla disgregazione, dove il principale obiettivo è arrivare, a qualunque costo.
“Dissonanze”, infine, rappresenta la liberazione di un genio chiuso in un corpo troppo piccolo, intrappolato dal tempo, che solo la morte riuscirà a far vivere in eterno.
Daniele Ciccolini


organizzazione: Festival Internazionale W.A. Mozart a Rovereto