Dolcino e Margherita d'Arco

Teatro

Un’antica vicenda d’amore e uno dei più tragici, cruenti fatti storici legati all’eresia del Duecento: Alberto Sighele e Rosa Yurchenko, accompagnati dalla chitarra di Stefano Cattoni, portano sul palco e nella cornice naturale dell’arboreto del Parco arciducale «Dolcino e Margherita d’Arco», di Giovanna Sartori De Vigili.
Lo spettacolo, proposto dall’assessorato al turismo del Comune di Arco e dal Servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda, è sabato primo agosto alle ore 21. L’ingresso è libero.

«Fiordaliso il colore della pozza del Sarca dove immergiamo dolenti i piedi gonfi per la fuga». Così
Giovanna Sartori De Vigili, vissuta lungamente ad Arco – è figlia di Domenico Sartori, noto tisiologo primario dell’allora sanatorio San Pancrazio – dà forma ad un doppio ritorno nella città di Arco: il suo personale, con una storia che ha proprio la città di Arco tra i protagonisti, e quello di Margherita Trank (secondo alcune fonti) o Boninsegna (secondo altre), di agiata famiglia ledrense, abitante ad Arco, che nel 1303 conosce fra Dolcino, celebre eretico Apostolico. Una storia, come dice Nives Fedrigotti, che riesce a «captare dalle ceneri di un rogo un canto d’amore, estrarre da una cupa storia di violenza e di sopraffazione un messaggio di libertà e di speranza». La rappresentazione è tratta da «Il cantare di Dolcino», riscrittura poetica di una storia sempre attuale, di Giovanna Sartori De Vigili.

Dolcino, nato nel novarese, forse a Romagnano Sesia, fra il 1250 e il 1260, ed entrato nella congregazione degli Apostolici fondata dal parmense Gerardo Segarelli, alla morte di questi – bruciato vivo come eretico nel 1300 – divenne la guida del movimento apostolico. Fra Dolcino verso il 1303 fu in Trentino, dove conobbe Margherita, la cui educazione religiosa fu al monastero di Sant’Anna di Sopramonte.
Scacciato da Trento, per ordine del principe vescovo Bartolomeo Quirini, l’Apostolico, assieme a numerosi seguaci trentini e a Margherita «la bella», tornò nel novarese, dove pure fu preso di mira dalla Chiesa, fino all’ultimo assedio, una vera e propria crociata che si svolse nella settimana santa del 1307. Gli Apostolici furono massacrati, mentre Margherita e Dolcino, catturati vivi assieme Longino Cattaneo da Bergamo, dopo terribili torture furono giustiziati sul rogo.

«Il “mio” Dolcino esula dal suo tempo e da quelle vicende storiche – spiega l’autrice – e canta invece la bellezza della natura e dell’amore: di quell’amore che riesce ad affrontare non solo inenarrabili fatiche, ma anche la morte più atroce».


organizzazione: Comune di Arco assessorato al turismo - Servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda