Donne contro
La Biblioteca Archivio del CSSEO organizza a Trento, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), mercoledì 22 marzo 2023, alle ore 17,30, l’incontro-dibattito “«Donne contro», nella Cecoslovacchia comunista”. Fernando Orlandi discute con Sergio Tazzer, autore di “Milàda e le altre. Cecoslovacche «contro» dal 1948 alla Primavera di Praga” (Kellermann, 2023).
Il “vittorioso febbraio” del 1948 in Cecoslovacchia segna la sovietizzazione di tutta l’Europa centro-orientale. La stretta sul paese diventa sempre più serrata, mentre gli apparati della propaganda martellano sulla guerra imminente. Nel frattempo, nel giugno 1950 la Guerra fredda è divenuta calda in Asia, con l’attacco al Sud della Corea del Nord.
Gli arresti e i processi politici drammatizzarono la situazione. Il primo dei grandi processi politici dell’epoca, una replica di quelli sovietici, fu quello che vide sul banco degli imputati Milada Horáková e un gruppo assortito di 12 “complici”, alcuni dei quali nemmeno si conoscevano tra loro. A caduta, questo processo ne generò altri 35 su scala locale, con complessivi 639 accusati.
L’eliminazione sistematica di oppositori reali o immaginari al regime comunista produsse circa 265mila prigionieri politici, mentre 248 persone furono condannate alla pena capitale. Gran parte dei condannati per spionaggio o tradimento in realtà non avevano intrapreso nessuna attività eversiva. Semplicemente, furono sfortunati, come hanno osservato Tomáš Bouška e Klára Pinerová in un loro lavoro sui detenuti politici: le accuse erano costruite.
Nata nel 1901 in una famiglia della media borghesia, Milada Horáková, nel 1926 aderisce al Partito socialista nazionale. Nel 1938-39, durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia , è uno dei principali esponenti della resistenza clandestina. Arrestata dalla Gestapo nel 1940 , è condannata alla pena capitale, poi commutata in ergastolo. I 5 anni successivi li vive prima nel campo di concentramento di Terezín e poi in alcune prigioni tedesche.
Eletta al Parlamento nel dopoguerra si dimette per protesta contro il colpo di mano dei comunisti del febbraio 1948. A dispetto degli inviti a riparare all’estero, sceglie di restare in patria per esercitare la sua opposizione politica. Così, accusata di spionaggio e cospirazione per rovesciare il regime comunista, è arrestata il 27 settembre 1949 .
Le torture fisiche e psicologiche subite nel corso della detenzione non la piegano e i carnefici non ottengono alcuna confessione. Il processo farsa inizia il 31 maggio 1950 , con Horáková che si difende con dignità, senza il minimo cedimento. La sua condotta processuale costituisce un’assoluta eccezione nei processi svolti in quegli anni nei paesi comunisti.
L’8 giugno 1950 è condannata a morte con tre dei suoi coimputati. La gravità della condanna sferza l’opinione pubblica mondiale: per la prima volta una donna è condannata all’impiccagione . Da tutto il mondo si levano appelli e petizioni affinché la sua vita sia fatta salva.
Tutto inutile: alle sei del mattino del 27 giugno 1950 Milada Horáková, all’età di 48 anni, è crudelmente impiccata (13 minuti di agonia) nel cortile del carcere praghese di Pankrác, unica donna fra le vittime del regime comunista in Cecoslovacchia.
Nel 1990 Milada Horáková viene riconosciuta come martire della resistenza al nazismo e al comunismo . Il suo coraggio, l’inflessibile coerenza delle proprie convinzioni e la serena consapevolezza di fronte alla morte, ne hanno fatto un simbolo della dignità umana.
Gli anni tra il 1948 e il 1954, in particolare, sono un’epoca di particolare accanimento contro le donne. Non soltanto Milada Horáková, ma molte altre sono stritolate dalla macchina repressiva del regime comunista. Si calcola che in quel periodo le donne hanno rappresentato all’incirca il 10% dei prigionieri politici, tra incarcerate e costrette ai lavori forzati. Per altre ancora, l’impegno libertario continuò nella resistenza passiva.
La persecuzione della cultura undeground e non stalinista colpì, ad esempio, anche Karel Teige e le sue donne, che animarono l’avanguardia nella prima repubblica cecoslovacca; oppure Jana Černá, orfana di Milena Jesenská (la musa di Franz Kafka), morta a Ravensbrück. Jana, assieme a Egon Bondy, Ivo Vodseďálek e Bohumil Hrabal, diede vita alla casa editrice clandestina Půlnoc (Mezzanotte), iniziatrice del fenomeno dei samizdat.
Queste e altre vicende sono affrontate nel recentissimo “Milada e le altre”, di Sergio Tazzer. Fra queste anche le due operazioni speciali (K ai religiosi; Ř alle religiose) che colpirono la chiesa cattolica, ritenuta un nemico indomabile.
Fu un periodo, quello precedente la Primavera di Praga, di ottuso e feroce stalinismo, caratterizzato da un brutale regime poliziesco, da tribunali speciali, da una vita grama, sovrastata da una nomenklatura ingorda. Un periodo terribile, in cui l’autofago partito comunista, su ordine di Stalin, mise alla sbarra anche Rudolf Slánský, il suo segretario generale, unitamente ad altri dirigenti, poi impiccati e condannati a dure pene.
Sergio Tazzer (Treviso, 1946), giornalista, scrittore e saggista, è stato direttore della sede regionale RAI per il Veneto, capo della redazione regionale RAI per il Trentino e poi della redazione centrale della TGR a Roma. Ha fondato nel 1995, curato e condotto fino al 2021, il settimanale radiofonico mitteleuropeo Est Ovest.
È Medaglia Jan Masaryk del Ministero degli esteri della Repubblica Ceca; membro onorario della slovacca Spoločnosť Milada Rastislava Štefánika; socio ordinario e membro del direttivo dell’Ateneo di Treviso; socio onorario dell'Associazione culturale italo-ungherese Pier Paolo Vergerio e del Centro studi Adria-Danubia.
È autore di volumi e di saggi di storia moderna, tradotti anche all'estero.
L’incontro-dibattito può anche essere seguito on-line sulla piattaforma Zoom al seguente link:
https://us02web.zoom.us/j/85693163939
L’evento è riconosciuto come attività di aggiornamento per il personale docente della scuola trentina.