Donne sul filo. Sette donne, sette storie

Teatro

Donne in cammino

Gruppo teatrale La Trappola di Vicenza
Donne sul filo. Sette donne, sette storie
Regia: Maria Maddalena Galvan
Aiuto regia: Annarita Scaramella
Cast: Lidia Munaro, Raffaella Giulianati, Maria Maddalena Galvan, Silvia Ronco, Patrizia Lovato, Paola Dalmoro, Paola De Rosso. Voci: Annarita Scaramella, Pino Fucito e Giampiero Pozza

Ambientato in uno spazio senza tempo, con i mobili imballati, pronti per un trasloco imminente, dove si muovono sette personaggi tutti al femminile, in contatto con il mondo esterno attraverso il telefono.
Sette epoche, sette modi diversi per raccontare la propria esistenza, passando dal dramma del periodo nazista, dalla comicità della telefonata anni 50, alla struggente voce anni '60, alla scanzonata conversazione anni '70, osservando la donna in vetrina degli anni '80, fino ad arrivare alle protagoniste dei nostri giorni: una giovanissima dal look trasgressivo ed una donna emancipata e sensuale. Sette ritratti per sorridere e riflettere sulle nostre fragilità e sul significato del rapporto uomo - donna. Le musiche originali scritte da Maura Capuzzo sottolineano, graffianti, i momenti più intensi di uno spettacolo vario ed emozionante.

Donne sul filo in delicato equilibrio come funambole, donne appese a un filo, legate a un filo, donne sul filo del rasoio. Il filo del telefono? Il filo della corrente, del televisore, il filo di Arianna, il filo di una ragnatela, il filo di un discorso perduto. Quanto piace alle donne parlare attraverso il filo, la telefonata è liberatoria oppure è l'unica possibilità che rimane, l'unico modo per poter dire quello che non si vorrebbe dire, con la telefonata non si tradiscono le emozioni nascoste o viceversa ci si mette a nudo più facilmente. La telefonata può accendere una speranza, far finire un amore, spezzare una vita... impossibile resistere allo squillo impovviso del telefono. Corriamo a rispondere senza sapere chi o che cosa ci aspetta al di là del filo, quanto coraggio può servire nel sollevare quel ricevitore, come nel riagganciarlo, quanta vita può scorrere davanti ai nostri occhi in pochi minuti trascorsi al telefono. Di questo oggetto cosi presente nella nostra quotidianità tanto da diventare invadente, seccante, non riusciamo più a fare a meno, tanto che ce lo portiamo addosso. Che cosa rappresenta alla fine? Solo un mezzo per sentirci più importanti, "reperibili" in quanto "indispensabili", oppure la nostra paura della Solitudine? La nostra incapacità a stare soli con noi stessi, il panico che ci prende all'idea di avere dieci minuti di tempo e di dover pensare? Perché pensare, meglio fare una telefonata. Ecco il telefono la nostra ancora di salvezza, il filo che ci lega al mondo e ci salva da noi stessi. Le donne di questo spettacolo sono tante e diverse, ma tutte cercano la salvezza attraverso un apparecchio telefonico, un citofono, un interfono, quasi non riuscissero a dire la verità guardando l'altro negli occhi. Donne ignorate, un po' smarrite, incapaci di accettare la solitudine e la povertà spirituale che le circonda. Tante donne forti, nella loro fragilità, sapranno riagganciare?