Edgar Caracristi. Senz'ancora nè vela
Mare e cielo s'incontrano lasciando orizzonte a una mera intuizione.
Le barchette dei pescatori vengono portate a riva, al riparo dall'onda delle mareggiate.
I bagni sulla spiaggia si avviano alla chiusura della stagione, preparando già per la prossima e la nuova apertura: odore di vernice, sapone in scaglie, cera.
Sapori, mestieri antichi, come d'incanto affiorano al suono cullante delle onde.
Il lavoro attenua il ritmo, lascia spazio al gusto, si fa contemplare.
Due uomini in viaggio si fermano: parlano, ascoltano, camminano domandando.
Il sole lascia posto alle nubi, la pioggia ricambia il favore.
Umido stato d'Anima necessario alla creazione.
Non malinconia in questa stagione di mezzo, ma lacrime, gioia, grida, riso, amara dolcezza.
Le immagini appaiono nitide, incise, modellate a cesello: l'angolazione della luce, il gioco dell'ombra che pennella il contrasto tra chiaro e scuro, la disposizione delle masse, l'equilibrio di forme che regge la composizione, tutto si afferra nei minimi dettagli e viene vissuto nell'istante, pienamente.
La meraviglia dell'incontro.
Incontrare l'immagine di un relitto alla deriva, naufrago sulla spiaggia ai piedi di una superba indifferenza, prigioniero della propria corazza; incontrare la fragile forza di due barchette, metà di un'unica noce, che allo sciogliersi delle ultime nevi riprenderanno il largo, senz'ancora né vela, ma con il timone ben saldo:
la barra a logos, melos alla rotta.
Marco Adami