Educa il Festival dell'Educazione
Viviamo in una società che propone costantemente e ovunque la perfezione come modello, che non ammette le differenze e le non conformità agli standard, dove l’errore da strumento per conoscere è divenuto fallimento irreversibile dell’essere, l’apparire impeccabili è irrinunciabile anche se ottenuto a colpi di paintshop.
Ci viene in mente l’albo illustrato “I cinque malfatti” di Beatrice Alemagna che tratteggia personaggi immaginari, né animali né uomini; ognuno con una caratteristica che lo rende unico: c’è il molle, il piegato, lo strano, il bucato, il capovolto. Un giorno arriva nel loro piccolo mondo, il “perfetto”: bello, liscio, con un naso al posto del naso, un corpo bello dritto, nemmeno un buco in pancia e pure una bella capigliatura.
È di fronte a lui, che li giudica, che le loro caratteristiche cominciano ad apparire come difetti; però dopo un iniziale di turbamento i cinque malfatti riescono a dare un significato alle proprie particolarità e insieme se ne vanno sorridendo lasciando completamente solo il perfetto.
La perfezione, meta inarrivabile, sembra aver sostituito la spinta a migliorarci; non ci fa vedere la fragilità, o meglio, se presente, ci spinge a nasconderla, non considerando che è l’unicità ad essere il dato costitutivo dell’umanità. La perfezione è oggi vista come valore assoluto, basato sulla estetica del corpo e sul primeggiare in ogni ambito, sull’ apparenza impeccabile piuttosto che sull’ essenza di una persona, sui suoi valori, sulle sue capacità emotive e sulle sue competenze nello stare e far stare bene gli altri.
Questi modelli ideali, privi di limiti, rischiano però di suscitare in chi è all’inizio del proprio cammino nel mondo, ma anche nelle figure che lo accompagnano (genitori, insegnanti educatori), un’eccessiva ansia da prestazione, o sensazioni di inadeguatezza e sensi di colpa per non essere all’altezza delle aspettative, quando non portano alla rinuncia a provarci perché la meta è troppo ardua, inarrivabile.
E se fossero invece le imperfezioni e le fragilità che ci accomunano, la forza che alimenta le relazioni educative, la base su cui trovare risonanze con gli altri, costruire legami significativi, essere autenticamente noi?
L’edizione 2020 di EDUCA va in questa direzione alla ricerca di bussole che sostengano la costruzione di un’intelligenza collettiva che sa vedere le differenze, gli errori e conduce ad un continuo migliorarsi perché ognuno può fare di più se la meta è realmente raggiungibile.
eventi ad ingresso libero
per ulteriori info clicca qui