Elephant

Cinema

Usa, 2003
Titolo originale: Elephant
Genere: Drammatico
Durata: 81'
Regia: Gus Van Sant
Cast: Timothy Bottoms, Matt Malloy, Eric Deulen, Alex Frost, Elias McConnell

E' una bella giornata d'autunno. Mentre cammina nel parco, verso la scuola, Eli persuade una coppia di punk a posare per alcune fotografie. Nate termina il suo allenamento a football e va a incontrare la sua ragazza Carrie, per pranzare con lei. John lascia le chiavi della macchina di suo padre nell'ufficio della scuola affinché le prenda suo fratello. Nel caffè, Brittany, Jordan e Nicole chiacchierano di quanto le loro madri stiano sempre a ficcare il naso nei loro affari. Michelle si affretta verso la biblioteca mentre Eli scatta alcune fotografie di John nel corridoio. John cammina sul prato, incrociando Alex ed Eric. Un normale giorno di scuola nel liceo di Portland. O forse no.

di Paolo Boschi
Gus Van Sant è tornato nella Columbine High School di Littleton, Colorado, istituto scolastico tristemente noto per la famigerata strage dell'aprile 1999, quando due studenti armati di fucili ed esplosivi massacrono quattordici compagni ed un insegnante: Elephant, Palma d'Oro (e miglior regia) all'edizione 2003 del Festival di Cannes, per certi versi costituisce infatti una versione fiction di Bowling a Columbine, il documentario premio Oscar di Michael Moore sulla fobia americana per le armi ispirato alla stessa strage. Van Sant, regista e sceneggiatore della storia, sulle orme del corpulento collega ha scelto un approccio registico di marca documentaristica (in questo caso pseudodocumentistica), ma per ragioni diametralmente opposte rispetto a Moore: l'autore di Belli e dannati e Will Hunting - Genio Ribelle stavolta sembra aver voluto infatti ricostruire una tipologia di universo giovanile in prospettiva amoralistica, senza denunciare disagi esistenziali né ricercare spiegazioni di sorta, ma lasciando trarre direttamente agli spettatori eventuali conclusioni d'insieme sulle tante microstorie tratteggiate in Elephant. Lo stesso titolo allude alla nota parabola buddista in cui un re convocò in piazza i ciechi della città intorno ad un elefante chiedendo loro di descrivere cosa avevano davanti: tutti i non vedenti trassero conclusioni diverse rispetto alla parte anatomica che avevano toccato, finendo per litigare per il divertimento del re, mentre dialogando avrebbero potuto dare un quadro più preciso dell'animale che avevano di fronte. Allo stesso modo in Elephant Gus Van Sant con la sua steadycam ci porta lungo gli interminabili corridoi dell'istituto scolastico prima a seguire gli spostamenti di un ragazzo, poi di un altro, quindi di una coppia, di un trio di amiche e di altri studenti: nel complesso una normale (anzi, piuttosto noiosa) giornata dell'anno scolastico in cui non accade niente di straordinario e nulla sembrerebbe preannunciare, per gran parte del breve plot, la sanguinaria strage conclusiva. In scena personaggi assolutamente normali che l'occhio di Gus Van Sant segue passo per passo nei loro percorsi, percorsi che s'incrociano senza logica sullo stile di Pulp fiction, mostrati talvolta anche da prospettive diverse ed illuminati da occasionali ralentis privi di ragione apparente. Il tutto ripreso in modo asciutto ed essenziale, quasi documentaristico, praticamente senza commenti musicali, inframmezzato soltanto da lirici squarci di un cielo in cui s'addensano nuvole che presagiscono tempesta, interpretato da attori non professionisti che spesso hanno offerto in prima persona gli spunti per i propri personaggi. Certo, in un quadro all'insegna di una pressoché totale tranquillità, sullo sfondo si avvertono sintomi di disagio latente – incomunicabilità, solitudine, genitori assenti, insegnanti incapaci di ascoltare, schegge di indefinibile inquietudine –, può anche capitare di intravedere un documentario sulla propaganda nazista da una TV accesa di primo mattino – la cosa magari può perfino generare il dubbio se uno possa ancora procurarsi bandiere con la croci uncinate (“Sì, se è cretino”, è la risposta) –, ma niente può preparare all'immotivata esplosione di violenza né fornire una spiegazione logica al motivo che induce due ragazzi un po' frustati (ma tutto sommato normali) a programmare con fredda determinazione un omicidio di massa, procurandosi per tempo ordigni esplosivi e fucili a pompa ordinati su Internet, ad indossare tute mimetiche e recarsi a scuola una mattina qualunque per far scorrere il sangue, con la stessa sincera intenzione di divertirsi che magari riserverebbero ad una partita di football.
da: www.scanner.it/cinema/elephant2443.php


organizzazione: Associazione culturale Mercurio